LE REALTÀ DELLA MITOLOGIA: CAPIRE IL RAGNAROK

di T.A. Odinson Walsh

 “Uno stato d’animo di distruzione e rinnovamento universale ha lasciato il segno sulla nostra epoca. Questo stato d’animo si fa sentire ovunque, a livello politico, sociale e filosofico. Viviamo in quello che i Greci chiamavano Kairos il Momento Giusto per una “metamorfosi degli dèi”, dei principi e dei simboli fondamentali… Tanto è in gioco e tanto dipende dalla costituzione psicologica dell’essere umano moderno.”

C.G. Jung, Il Problema Spirituale Dell’Uomo Moderno

Cos’è esattamente il Ragnarok? Dovremmo interpretarlo letteralmente? Allegoricamente? Se lo accettiamo come profezia letterale che indica l’inevitabile collasso della “vita come la conosciamo”, in che modo dovremmo prepararci per esso …? O meglio: POSSIAMO? Queste sono domande che a un certo punto si pone ogni Odinista, e non sono solo domande valide, ma imperative per comprendere la nostra relazione, e i nostri obblighi, con il nostro mondo. Raggiungere questa comprensione (e quindi la “costituzione psicologica” di cui parla il Dr. Jung) dovrebbe, in effetti, essere il principale obiettivo spirituale di ogni Odinista, ognuno dei quali DEVE capire che senza distruzione non ci può essere rinnovamento.

“E la vita stessa mi ha rivelato questo segreto ‘Ecco’, ha detto, io sono ciò che deve superare sé stesso ancora e ancora.”

Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra

L’ironia nelle parole di Nietzsche è che non è un “segreto”, per coloro che prestano attenzione alle vite che conducono, che la vita è un ciclo continuo di tentativi ed errori, una circostanza costante che richiede un superamento (cioè una distruzione) di sé stessa, ancora e ancora e ancora. Chiunque abbia bisogno di “prove” di questa Verità Assoluta non ha bisogno di guardare oltre i milioni di esempi che li circondano di individui che, rifiutandosi di distruggere parti di sé stessi che impediscono il loro progresso personale, soffrono e ristagnano inutilmente. Dall’alcolizzato la cui negazione impedisce la sua sobrietà, al professore di ruolo la cui arroganza intellettuale inibisce la sua capacità di offrire ai suoi studenti un ambito più ampio di possibilità scolastica, il catalizzatore e la catastrofe sono gli stessi: un fallimento (o rifiuto) di affrontare le sfumature necessarie (e, a volte, i fastidi) del cambiamento si traduce SEMPRE nell’incapacità di superare gli ostacoli nel Sentiero del Potenziale. Definendo il Nostro Sentiero (come Odinisti) come facciamo, come uno del DIVENIRE, l’OBIETTIVO DEL SUPERAMENTO è fondamentale.

Correlare la comprensione di cui sopra della Responsabilità Odinica individuale con la Comprensione Collettiva della Mitologia Odinica è una semplice questione di estrapolazione, cioè di comprensione del fatto che l’imperativo dell’Individuo è la Direttiva (e l’OBIETTIVO) del Tutto. Come Odinisti accettiamo quale Verità fondamentale il fatto che dobbiamo la nostra capacità individuale alla stabilità collettiva, alla coesione culturale e alla purezza etnica che essa promuove avendoci impregnato della piattaforma genetica da cui lanciare il nostro potenziale personale. Da QUESTO apprendiamo che la storia del Ragnarok è una storia di Destino e Dovere, e impariamo che, per quanto allegoricamente la storia possa essere raccontata, NIENTE potrebbe essere più LETTERALE delle Verità che rivela. Nessun osservatore onesto negherebbe che viviamo in un’epoca disperatamente bisognosa di Rinnovamento, un’epoca in cui tutte le cose politiche, sociali e filosofiche sono state contaminate dai capricci della malvagità che solo Loki stesso avrebbe potuto costruire.

Sappi Frigga, cosa dico di più
delle mie opere malvagie
Il mio piano ho ordito così che mai più
Facia ritorno Balder alle Sale.
Lokasenna, St. 28

Siate davvero consapevoli, e molte sono le vere e proprie difficoltà che ci affliggono, eppure, nonostante tutta la comprensione e l’accordo quando si tratta dei fatti che circondano la necessità del Rinnovamento, i fatti che innegabilmente spiegano l’estinzione della Luce di Balder, ci troviamo ancora in mezzo a una massa che negherebbe il Dovere che il Destino richiede:

Avanza Vidar, figlio di Odino
Impavido combattente a uccidere Fenrir;
Al cuore taglia il figlio di Hvethrungs
Vendicato è quindi il padre di Vithar.
Lokasenna, St. 53

Proprio come un Individuo non può vivere in uno stato di negazione riguardo agli ostacoli al suo potenziale, collettivamente non possiamo negare i Doveri imperativi per la Restaurazione della nostra salvezza più vera: l’integrità spirituale e culturale. In ognuno di noi deve risiedere lo Spirito di Vidar, la capacità di invocare una “metamorfosi degli dèi” (cioè, permettere ai nostri Dèi e Dèe Ancestrali di vivere ancora una volta attraverso di noi), e la volontà di capire, senza paura, senza mancanze, che il Kairos – Il Momento Giusto – è SU di noi, e che così tanto è in gioco. A coloro che potrebbero resistere al loro Dovere Indigeno temendo che la complicità possa contribuire a cataclismi da cui potremmo non riprenderci, offro la Saggezza delle “Rune insascoltate di Fimbultyr”:

Poi nell’erba le Figure d’Oro
I Famosi, si ritroveranno di nuovo
Quelle che avevano posseduto nei tempi antichi
Su acri non seminati le spighe cresceranno
Ogni male diminuirà, e Balder verrà allora
Sia lui che Hoder dimoreranno alla Sala di Hropt
Santuario degli Dèi della Guerra: ne volete sapere di più?
Voluspa, Stanze 60 & 61

Vedete, Bella Gente, la nostra non è una Fede PIEGATA alla distruzione, ma piuttosto un INTENTO alla Ricostruzione (Rinnovamento), un esercizio impossibile in assenza della capacità di interpretare i “simboli” e un compito incomprensibile per coloro che non hanno la determinazione ad abbracciare i “princìpi” che ci permettono di sapere che senza Ragnarok non vedremo mai più le “Figure d’Oro nell’erba”.

“Sta tornando, finalmente sta tornando a casa da me – il Mio Sé e quelle parti di esso che sono state a lungo lontano e sparse tra tutte le cose e gli incidenti.”

Nietzsche, Così parlò Zarathustra

Come per ogni tradizione spirituale indigena – e la nostra deve sicuramente essere annoverata tra le più grandi, essendo sopravvissuta ai millenni nonostante l’oppressione, la soppressione e il disprezzo – l’Odinismo è una fede che richiede ai suoi credenti una sincera convinzione che i nostri Dèi, quando onorati e chiamati, riveleranno le verità necessarie per comprendere il nostro dovere e il nostro destino. Avendo trascorso così tanto tempo “lontano e sparsi”, la disconnessione, e quindi la mancanza di comprensione riguardo al nostro Dovere e Al Nostro Destino, è stata profonda. Tuttavia, il Risveglio è ORA, la “metamorfosi” avviene nella Restaurazione dei nostri Riti, l’Adesione al nostro Ethos, e le nostre “costituzioni psicologiche” ci portano a Casa, nella Sala di nostro Padre Odino, nelle Braccia di nostra Madre Frigga, e quindi alla Più Bella Verità che ogni Odinista possa mai conoscere: che il Ragnarok non è la nostra FINE, ma il Nuovo Inizio che gli Æsir hanno sempre promesso a tutti coloro che ricordano i Loro Nomi. Letteralmente? Scommetteteci, miei fratelli e sorelle!

Torna a Casa, mio Popolo, torna a casa e osserva
Le Lancette dell’Orologio di Odino
Torna a Casa, compi il tuo Destino
Invoca ora il Ragnarok!

LA NOSTRA FEDE

di Alex Christensen

Dallo stretto contatto con le vie della Natura in terra, mare e aria, i nostri antenati formarono una vera e propria base filosofica per tutto lo sviluppo umano. La Fede Odinista insegna un tema semplice ma bello, tratto da questa comunione con la Natura.

Vedevano il sole e le stelle, osservavano la grandezza della notte e del giorno, vedevano la semina e la mietitura, e si interrogavano su queste cose. Pensavano alla natura dell’Uomo e di tutte le cose. Credevano che non ci fosse separazione dell’Uomo dal resto dell’universo senza tempo, e che l’Uomo fosse una parte essenziale dell’universo. Credevano di essere essi stessi parte dell’Eterno.

Credevano, tuttavia, che fosse al di là dei poteri dell’Uomo comprendere l’universo. La parte dell’universo che è al di là della conoscenza e del potere di un uomo non è sua preoccupazione, né ne è responsabile. Non può alterare il corso di una stella.

Credevano di essere i figli e le figlie dell’universo, di Dio, e che gli attributi di Dio, il Padre di Tutto, fossero loro, per quanto limitati e qualificati potessero essere tali attributi. L’uomo poteva percepire solo una parte dell’essere del Padre di Tutto. L’uomo aveva abbastanza saggezza per rendersi conto che la parte che conosceva non era che una piccola parte del Padre di Tutto.

Questi vari poteri erano diversi per persone diverse. Alcuni uomini avevano idee diverse del Padre di Tutto perché erano espressioni di diversi Poteri di Dio.

Questi diversi poteri di Dio furono riconosciuti dai nostri antenati e chiamati Padre-Spirito di quella particolare persona. Attraverso il Padre-Spirito, gli uomini divennero parte dell’universo e la vita sulla terra era semplicemente più soggetta al tempo rispetto alla vita dopo la morte. Dopo la morte sulla Terra, il loro spirito tornava al Padre-Spirito e viveva come entità senza tempo.

Credevano che ogni uomo avesse il suo posto nell’universo – la sua Gard[1] in Dio. L’uomo nasce in certe circostanze, con certi poteri e opportunità, con certe capacità e limitazioni, con una certa visione che gli mostrerà la sua Gard in Dio, il suo posto nell’universo.

La Gard dell’uomo in Dio è la sua strada, il suo compimento; la sua ispirazione, la sua responsabilità. Ogni uomo ha la sua Gard in cui servire ed esercitare sempre il suo Genio, avere il suo raccolto per vivere e lavorare. La Gard di un uomo è il suo privilegio – i suoi diritti e doveri sono ugualmente belli, perché lo portano in comunione con l’universo.

La vecchia fede si rallegrava alla presenza del Padre di Tutto. Si sforzava continuamente di essere in accordo con le manifestazioni di Dio, per quanto l’uomo potesse vederle. L’uomo gioiva della vita. I suoi semplici doveri erano alla sua portata e, dopo averli eseguiti, la sua eredità era assicurata.

La vecchia fede insegnava che la Gard di un Uomo in Dio era sacra. Nessun uomo può ignorare la sua Gard senza causare dolore e distruzione a sé stesso e ai suoi parenti. Nessun uomo può ignorare il suo Spirito-Padre, che si esprime negli istinti e nel corpo dell’Uomo, senza causare la caduta e la morte.

Tutti gli uomini sono figli dei poteri di Dio. Tutti gli uomini sono di origine divina. Così le funzioni dell’Uomo sono questioni di rispetto e di onore. Il lavoro è sacro e dà la vita, in quanto porta il lavoratore a stretto contatto con la Verità e le Vie di Dio.

Sebbene sia al di là del potere dell’Uomo comprendere pienamente l’Assoluto, ci sono capacità, più o meno coscienti in tutti noi, di sentire e osservare qualcosa dei poteri di Dio.

Il Padre di Tutto va oltre l’esperienza e la comprensione dell’Uomo. Egli è saggio in tutto, ha comprensione di tutto, non è limitato dal Tempo e dallo Spazio.

[1] Gard = dominio terrestre.

POLITICHE SOCIALI ODINISTE

di Scorpio (The Odinist)

Una società odinista dovrebbe essere basata su valori spirituali piuttosto che su valori monetari o materialistici. Il valore di un uomo, il suo rango sociale e la sua opportunità di contribuire in modo significativo alla società, non dipenderebbero dalla sua capacità di giocare al gioco economico che porta al potere e alla fortuna oggi. Al contrario, la stima e la posizione di un uomo dipenderebbero principalmente dalla misura in cui applica le sue capacità naturali al servizio del popolo e svolge un ruolo socialmente prezioso.

Il profitto e lo sfruttamento economico non sarebbero consentiti. Non ci sarebbe posto per i parassiti che traggono il loro sostentamento dalla società senza contribuire con nulla in cambio. Coloro che prosperano sulla speculazione e sul monopolio formano oggi una classe speciale il cui interesse primario è il mantenimento del sistema che consente alla loro forma di parassitismo di prosperare in primo luogo. L’economia di una società odinista sarebbe basata sui bisogni a lungo termine della gente e orientata agli interessi dell’uomo che lavora – non allo scroccone cronico del welfare o all’uomo che vive prestando il suo capitale.

In una società odinista, le persone sarebbero in grado di vivere nelle loro case e camminare per le strade senza paura. Il governo non solo fornirebbe ordine pubblico e sicurezza, ma manterrebbe anche un’eterna vigilanza contro i nemici sia interni che esterni. La politica estera si baserebbe esclusivamente sugli interessi a lungo termine del popolo, non su considerazioni economiche o di altro genere. Il crimine organizzato e gli elementi sovversivi verrebbero rapidamente eliminati.

Il governo di una società odinista sarebbe guidato da leader responsabili, non demagoghi o opportunisti politici. Il catastrofico sistema di malgoverno irresponsabile, leadership incompetente e politica di partito egoista che governa oggi – un sistema in cui nessuno tranne l’ipocrita e il senza scrupoli può salire al vertice – sarebbe finito.

Il popolo, ispirato dalla fede odinista, si allontanerebbe dal suo attuale percorso di materialismo, cinismo ed egoismo. L’alienazione e l’isolamento dell’individuo che esiste oggi non ci sarebbero più. Solo attraverso una rinascita spirituale delle persone possiamo raggiungere il riorientamento dei nostri valori e obiettivi, un prerequisito per costruire una comunità sana.

Una società odinista incoraggerebbe e promuoverebbe ogni forma di impegno genuino. Il monopolio che attualmente controlla i mass media sarebbe spezzato. Ai giovani verrebbe insegnato ad apprezzare la bellezza e l’ordine che caratterizzano una cultura genuina. Si verrebbe a creare una nuova comprensione del nostro patrimonio culturale, consentendo agli istinti creativi delle persone di trovare ancora una volta espressione in una direzione che rinnoverebbe e arricchirebbe continuamente quel patrimonio, invece di degradarlo e svilirlo.

Un dovere imperativo di un’amministrazione odinista sarebbe quello di proteggere i doni che la natura ci ha elargito e di garantire il mantenimento di un ambiente pulito, sano e salubre per le persone. Non solo l’inquinamento sarebbe frenato e le risorse conservate, ma si creerebbe un modo di vivere completamente nuovo – con meno enfasi sul costringere l’uomo in uno stampo determinato dalle necessità di una corsa da topi urbani congestionata, industrializzata, al neon e asfalto, e una maggiore enfasi sul cambiamento di quello stampo per utilizzare il pieno potenziale creativo dell’uomo.

FEDE?

di Harvald Odinson Jones

Nel corso degli anni in cui ho seguito il percorso spirituale noto come Odinismo, ci sono state molte persone che mi hanno chiesto con curiosità della mia “fede”. Sono sorpresi quando li fermo proprio lì e dico loro che l’Odinismo non è una “fede” ma uno stile di vita. Nel loro stupore non sono sicuri di cosa dire o chiedere dopo. Questo perché oltre il novantanove per cento delle popolazioni del mondo crede che tutti i percorsi spirituali si basino sulla fede.

Sono sicuro che molte delle persone che seguono l’Odinismo potrebbero persino credere che sia solo un percorso basato su una fede che non può essere dimostrata. Beh, lasciate che vi rassicuri: la strada che seguiamo e in cui i nostri antenati credevano così pienamente, è una delle pochissime vie spirituali che possono essere dimostrate. Se avvicinate qualcuno di vostra conoscenza che segue un qualche tipo di religione basata sulla fede, chiedete loro di dimostrarvi che il loro “dio” esiste. Vi garantisco che non saranno in grado di farlo. La loro risposta sarà che credono a questo o quello. Possono anche dire che la loro Sacra Scrittura dice questo o quello, ma ancora non saranno in grado di mostrare alcun tipo di prova. Possono anche cercare di dire che la loro “prova” è tutto ciò che vediamo di questo mondo e dei cieli. Ogni percorso ha una storia di creazione, quindi chiedete loro di dimostrare che il loro “dio” ha creato tutto. Dato che questo è qualcosa che state facendo per voi stessi, quando avvicinate e vi congedate dalla persona, fatelo con rispetto. Questa non è un’opportunità per sminuire qualcuno o magari iniziare una guerra santa in miniatura. Dovreste essere felici per loro se in qualche modo hanno una sorta di pace, per quanto attraverso occhiali color rosa.

Gli Dèi e le Dèe che rispettiamo e onoriamo sono esseri reali e viventi che chiunque guardi con una frazione di mente aperta vedrebbe. Gli Dèi si rivelerebbero a quella persona a tal punto che non sarebbe in grado di negarli. Dimostrerò rapidamente il mio punto di vista in questo momento. Tutti, quando pensano a un “Dio”, lo vedono, o la vedono, li vedono in modo diverso rispetto ad altre persone. Gli Dèi della via del Nord si mostrano in modi diversi in modo che sia più facile vederli, e così tante persone sorprendentemente non lo fanno. Lasciate che vi faccia qualche domanda, credete nel potere del Sole? Credete nel potere della mente? Credi che gli anziani abbiano una saggezza che i più giovani non hanno? Credete che tutte le donne abbiano una bellezza diversa da quella del loro aspetto esteriore? Che ne dite sull’avere la forza e il coraggio di difendere voi stessi e i vostri cari? O anche avere la forza interiore per superare abitudini e dipendenze? Ho appena mostrato alcune delle caratteristiche e delle abilità soltanto di alcuni dei nostri Dèi. Questo potrebbe anche essere facilmente fatto con la potenza delle Rune. Una volta che qualcuno aprirà un po’ il cuore e la mente, vedrà gli Dèi all’opera intorno a sé. Da quel momento in poi verrà cambiato per sempre e si inoltrerà lungo la via del Nord. I nostri Dèi e Dèe camminano con noi, che li vediamo o meno. I nostri Dèi e Dèe sono parte di noi, che li sentiamo o meno. Fanno parte di noi e noi di loro, perché siamo discendenti da loro. Quindi abbiamo un legame genetico con loro, e non contrattuale come quelli che seguono una religione basata sulla fede. E questo cosa significa? Significa che gli Dèi vogliono vederci vivere la nostra vita, prosperare ed essere felici. Perché? Perché siamo i loro discendenti, i loro figli, e qualsiasi cosa facciamo, loro la fanno con noi.

BALDER

A Drink for Balder Bold William Blake (1790)

del Dr. Christopher E. Johnsen © 2014

La morte di Balder è una delle più grandi storie della mitologia norrena. Il mito è raccontato nei Sogni di Baldr e Vegtamskvida (Il Carme di Vegtam). Ci sono linee extra contenute nel Vegtamskvida che lo rendono un poema più completo. Anche l’Edda in prosa contiene informazioni, che esaminerò per prime. 

Ecco la parte rilevante della morte di Balder in Gylfaginning 49:

Þá mælti Gangleri: “Hafa nökkur meiri tíðendi orðit með ásunum? Allmikit þrekvirki vann Þórr í þessi ferð.”
Hárr svarar: “Vera mun at segja frá þeim tíðendum, er meira þótti vert ásunum. En þat er upphaf þeirar sögu, at Baldr inn góða dreymði drauma stóra ok hættliga um líf sitt. En er hann sagði ásunum draumana, þá báru þeir saman ráð sín, ok var þat gert at beiða griða Baldri fyrir allskonar háska, ok Frigg tók svardaga til þess, at eira skyldu Baldri eldr ok vatn, járn ok alls konar málmr, steinar, jörðin, viðirnir, sóttirnar, dýrin, fuglarnir, eitrit, ormarnir.
En er þetta var gert ok vitat, þá var þat skemmtun Baldrs ok ásanna, at hann skyldi standa upp á þingum, en allir aðrir skyldu sumir skjóta á hann, sumir höggva til, sumir berja grjóti, en hvat sem at var gert, sakaði hann ekki, ok þótti þetta öllum mikill frami.
“XLIX. Poi parlò Gangleri: “Ci sono altre questioni da notare tra gli Aesir? Un atto di grande valore ha compiuto Thor in quel viaggio. Harr rispose: “Ora sarà detto di quelle notizie che apparivano più importanti per gli Aesir. L’inizio della storia è questo, che Baldr il Buono faceva sogni grandi e pericolosi riguardo la sua vita. Quando raccontò questi sogni agli Aesir, presero insieme un consiglio, e questa fu la loro decisione: chiedere sicurezza a Baldr da ogni tipo di pericolo. E Frigg prestò giuramento a questo scopo, che il fuoco e l’acqua non nuocessero mai a Baldr, e allo stesso modo ferro e metallo di ogni tipo, pietre, terra, alberi, malattie, bestie, uccelli, veleno, serpenti. E quando ciò fu fatto e reso noto, allora fu un divertimento di Baldr e degli Aesir, che si sarebbero alzati in piedi al Thing[1], e tutti gli altri avrebbero dovuto tirargli contro qualcosa, alcuni lo colpivano, alcuni gli scagliavano pietre; ma qualsiasi cosa fosse lanciata niente gli avrebbe recato alcun danno, e ciò sembrava a tutti una cosa molto degna di riverenza.
En er þetta sá Loki Laufeyjarson, þá líkaði honum illa, er Baldr sakaði ekki. Hann gekk til Fensalar til Friggjar ok brá sér í konu líki. Þá spyrr Frigg, ef sú kona vissi, hvat æsir höfðust at á þinginu. Hon sagði, at allir skutu at Baldri ok þat, at hann sakaði ekki.
Þá mælti Frigg: “Eigi munu vápn eða viðir granda Baldri. Eiða hefi ek þegit af öllum þeim.”
Þá spyr konan: “Hafa allir hlutir eiða unnit at eira Baldri?”
Þá svarar Frigg: “Vex viðarteinungr einn fyrir vestan Valhöll. Sá er mistilteinn kallaðr. Sá þótti mér ungr at krefja eiðsins.”
Því næst hvarf konan á braut, en Loki tók mistiltein ok sleit upp ok gekk til þings. En Höðr stóð útarliga í mannhringnum, því at hann var blindr.
Þá mælti Loki við hann: “Hví skýtr þú ekki at Baldri?”
Hann svarar: “Því, at ek sé eigi, hvar Baldr er, ok þat annat, at ek em vápnlauss.”
Þá mælti Loki: “Gerðu þó í líking annarra manna ok veit Baldri sæmð sem aðrir menn. Ek mun vísa þér til, hvar hann stendr. Skjót at honum vendi þessum.”
Höðr tók mistiltein ok skaut at Baldri at tilvísun Loka. Flaug skotit í gegnum Baldr, ok féll hann dauðr til jarðar, ok hefir þat mest óhapp verit unnit með goðum ok mönnum.
“Ma quando Loki Laufeyson vide questo, gli piacque che Baldr non si fosse fatto male. Andò a Fensalir da Frigg, e assunse le sembianze di una donna. Poi Frigg chiese se quella donna sapesse cosa stessero facendo gli Aesir al Thing. Disse che tutti stavano tirando a Baldr, e inoltre, che non si era fatto male. Poi Frigg disse: ‘Né le armi né gli alberi possono ferire Baldr: ho avuto il giuramento di tutti loro.’ Poi la donna chiese: ‘Hanno fatto tutti giuramento per risparmiare Baldr?’ e Frigg rispose: ‘Cresce un germoglio di alberi da solo verso ovest di Valhall: si chiama Vischio; ho pensato che fosse troppo giovane per chiederne il giuramento’. Poi subito la donna si voltò; ma Loki prese il Vischio e lo portò con sé al Thing. “Hödr stava fuori dal cerchio di uomini, perché era cieco. Allora Loki parlò a lui: ‘Perché non tiri a Baldr?’ Egli rispose: ‘Perché non vedo dov’è Baldr; e anche per questo, che sono senza armi’. Poi Loki disse: ‘Fa’ anche tu come gli altri, e mostra onore a Baldr come fanno gli altri uomini. Ti dirigerò dove si trova; tiragli questa bacchetta’. Hödr prese il Vischio e tirò a Baldr, essendo guidato da Loki: il legno volò attraverso Baldr, che cadde morto a terra; e quella fu la più grande sciagura che sia mai caduta tra gli dèi e gli uomini.
Þá er Baldr var fallinn, þá féllust öllum ásum orðtök ok svá hendr at taka til hans, ok sá hverr til annars, ok váru allir með einum hug til þess, er unnit hafði verkit, en engi mátti hefna. Þar var svá mikill griðastaðr. En þá er æsirnir freistuðu at mæla, þá var hitt þó fyrr, at grátrinn kom upp, svá at engi mátti öðrum segja með orðunum frá sínum harmi. En Óðinn bar þeim mun verst þenna skaða sem hann kunni mesta skyn, hversu mikil aftaka ok missa ásunum var í fráfalli Baldrs.“Poi, quando Baldr era caduto, a tutti gli Aesir mancavano le parole, e le loro mani allo stesso non riuscivano a raccoglierlo; ognuno guardò l’altro, e tutti erano concordi su colui che aveva compiuto l’atto, ma nessuno poteva vendicarsi, troppo importante era la santità di quel luogo. Ma quando gli Aesir cercarono di parlare, allora accadde prima che scoppiò il pianto, in modo che nessuno potesse parlare agli altri con parole sul suo dolore. Ma Odino portava quella disgrazia peggio di tutti, poiché aveva la più alta percezione di che gran danno e perdita fosse la morte di Baldr per gli Aesir.”

[1] Il thing era l’assemblea legislativa d’Islanda; in modo meno specifico, un’assemblea formale tenuta a fini giudiziari o per risolvere questioni del momento; un’assemblea di uomini.

Nell’astrologia vedica, l’estremità meridionale della Via Lattea (almeno durante il Solstizio d’Estate) è l’area di disarmonia e negatività e l’estremità settentrionale è il luogo in cui si trovano buone divinità. Gemelli e Sagittario si trovano sui lati opposti del cielo con il Sagittario verso sud e i Gemelli verso nord e con il passare dell’anno, questa estremità della Via Lattea si sposta verso nord. È in queste due costellazioni che l’eclittica (il sentiero dei soli) attraversa la Via Lattea (tra Scorpione e Sagittario e tra Toro e Gemelli).  L’estremità settentrionale della Via Lattea vicino ai Gemelli è anche l’area in cui è stata trovata la magica Soma (Soma era fatta con latte, miele e un terzo ingrediente che è stato notoriamente identificato come il fungo Amanita muscaria da R. Gordon Wasson – quindi la Via Lattea vicino a Gemini è stata probabilmente pensata come il Soma Cosmico nel cielo). Ho passato centinaia di ore al programma per computer Stellarium, esaminando le stelle nel tentativo di individuare il luogo in cui avviene il mito. Balder, senza dubbio, rappresenta la luce di qualche tipo e Hödr l’oscurità. Ha senso che il mito Balder abbia luogo durante il Solstizio d’Estate, quando si svolgeva la festa estiva (Mezza Estate). È il giorno più lungo dell’anno; così, l’anno cominciò a invecchiare dopo questo periodo e le giornate si accorciarono progressivamente. Il dio Balder fu ucciso in quel momento e il mito stesso serve a segnare questo Solstizio nel calendario. L’altro mito che rappresenta il Solstizio d’Inverno (Yule) l’ho precedentemente descritto (Thor Goes Fishing) ed è il giorno più breve dell’anno e dopo di che i giorni divengono sempre più lunghi. Così i due Solstizi sono rappresentati da questi miti.

Se guardate il cielo durante il Solstizio d’Estate (questo è difficile da fare durante l’estate a causa del sole di mezzanotte nell’estremo Nord), quando la punta della freccia del Sagittario sorge sopra l’orizzonte, è in quel momento che la costellazione dei Gemelli inizia a scendere negli inferi nello stesso momento in cui il sole tramonta e inizia la notte. Possiamo guardare ai miti vedici e greci e all’astrologia (che sono stati ben conservati) per avere alcune idee su quali costellazioni sono consustanziali con i personaggi norreni che agiscono in questo mito. Poiché i Gemelli sono identificati con i Dioscuri, Castore e Polluce, Balder e Höðr, i “fratelli in lotta” norreni, dovrebbero essere identificati con esso. Il Sagittario può essere identificato con Loki poiché condivide molti aspetti della somiglianza con il Dadhyanch vedico noto anche come Angira.

Il cavallo sacrificale vedico è un accoppiamento rituale (maithuna) o “matrimonio divino” che è piuttosto antico. Era un rituale usato per garantire la fortuna del re e del suo regno.  È presente in India fin dai tempi antichi come dimostra l’antico trattato filosofico sulle dottrine sankhya, il Sankhyayana Shrauta Sutra (17:6:2). Esso afferma che la maithuna rituale “è un antico rituale, già caduto in disuso”. Un altro sutra, lo Shatapatha Brahmana (11:6:2-10), dice che la maithuna è fatta per il sacrificio in onore di Agni, il dio del fuoco indù, ed è chiamata agnihotra. In questo rituale, il partecipante getta palle fatte di burro nel fuoco, dove il burro è un rappresentante di ciò che in precedenza erano vittime sacrificali. Il sacrificio è fatto sia all’alba che al tramonto. Il fuoco di Agni rappresenta il Sole ma, più esattamente, il Sole Caduto che infiamma la terra alla fine del mondo o alla fine della giornata.

Questo sacrificio era fatto anche dai Romani e la loro versione era conosciuta come il “Cavallo d’Ottobre” e ci sono prove che dimostrano che era praticato in Irlanda nel XII secolo nella provincia dell’Ulster, dove era sacrificata una cavalla bianca per l’inaugurazione di un nuovo re.  Una delle nuove regine si sarebbe sdraiata accanto alla cavalla sacrificata in un’unione sessuale simbolica e alcuni autori hanno persino suggerito che il nuovo re avrebbe avuto rapporti sessuali con il cavallo!

Nei miti vedici associati a questo sacrificio, un’altra versione di Agni si chiama Angiras. Il significato del suo nome può essere tradotto in diversi modi: quello “unto” o quello “infuocato” (Agni). Il nome Angiras è anche associato a Dadhyanch (“irrigatore di cagliata”), il cavallo volante indù.

Dadhyanch è anche collegato con Indra e il suo furto dell’intossicante Soma dove rivelò il segreto del Soma ai medici celesti, gli Asvin (il Calvuro vedico e Höðr), e fu violentemente decapitato da Indra come punizione. Gli Asvin sostituirono la testa di Angiras con la testa di un cavallo e lo animarono di nuovo. È la sua testa decapitata che dovrebbe cadere sulla terra, e diventare la cavalla infuocata che è tenuta sul fondo dell’Oceano (il sole).

Loki è noto per la sua trasformazione in cavalla e attirare Svadilfari lontano dal gigante che costruisce il muro intorno ad Asgard nel capitolo 42 del Gylfaginning, ed è l’unico dio /gigante a trasformarsi in un cavallo femmina nella mitologia norrena.

Il personaggio di Loki sembra simile ai fulmini, il che spiegherebbe perché è stato così spesso trovato in viaggio con Thor (Thunder) e anche perché sarebbe stato associato al fuoco distruttivo poiché suo padre, Fárbauti, è l’uragano, e sua madre “Laufey” è un’isola frondosa o cima di alberi dove i fulmini colpirebbero e produrrebbero fuoco distruttivo con il loro “accoppiamento”.

R. Gordon Wasson ha dimostrato che molte culture europee hanno credenze che il fungo delle favole rosso e bianco, Amanita muscaria, possa uscire dal terreno solo dopo una tempesta se un fulmine fertilizza il terreno (in realtà è la pioggia che lo fa uscire dal terreno) e l’Amanita cresce solo sotto certi alberi – conifere, betulle e querce.  Loki sembra essere lo stesso di questa incarnazione di Agni (Angiras) per quanto sia anche l’unico a uccidere Agni (identificato con Heimdal da Viktor Rydberg in UGM I n. 82) alla fine del mondo, Ragnarok, in un paradosso mitologico classico.

Se ricordiamo che quasi tutti i centauri della mitologia greca sono malvagi, rende un po’ più facile riconoscere Loki nella costellazione del Sagittario. Molte autorità greche hanno identificato il Sagittario con Chirone, il buon centauro, che era il tutore di molte figure mitologiche tra cui Ercole, cui insegnò i suoi segreti su veleni e sostanze trasformative mentre viveva nel deserto con lui (questi “uomini selvaggi” erano di solito arcieri che avvelenavano le frecce). Loki sembra anche essere come Chirone in questo senso, dal momento che sembra essere un “procuratore” di oggetti speciali per gli dèi. 

Loki esce e prende le preziose sostanze dorate (il fungo rosso Amanita si asciuga a una tonalità dorata e alcune varietà sono dorate) dai nani: i capelli dorati di Sif, il martello “simile a un fungo” per Thor e il cinghiale dalle setole d’oro per Frey. In modo multidimensionale, questi oggetti dorati rappresentano non solo il fungo d’oro per realizzare il “Nettare della Poesia”, ma anche il sole. 

Come Wasson ha scoperto, si pensava che i fulmini fertilizzassero il terreno e producessero questi funghi e colpissero principalmente il simbolico albero di legno duro di Thor – la Quercia – che è l’albero più colpito da un fulmine. Gli Jotun sono la fonte di questi funghi che erano anche conosciuti come le “Mele d’Oro della Giovinezza Eterna” di cui Idunn era responsabile e Loki (il ragazzo Jotun), portò questo “fuoco” agli dèi, proprio come Prometeo lo portò agli umani nella mitologia greca.

Al tramonto, al Solstizio d’Estate, il sole è nei Gemelli (che come uno dei Dioscouri o “Gemelli” della tradizione astronomica greca sarebbe un rappresentante di Balder) e proprio mentre tramonta, con il bagliore del sole all’orizzonte, il Sagittario, l’Arciere, alza la freccia all’orizzonte, con esso appena diventato visibile. Sagittario in questa “scena” del mito è Loki, che è l’equivalente del “sacrificio del cavallo” dato alla fiamma santa. La costellazione che segue Gemini è il Cancro, la costellazione “cieca”, così detto perché è fioca e difficile da vedere. Proporrei che questo abbia qualche associazione con il dio “cieco” Hödr, che è “in piedi” accanto a suo fratello Balder, quando la freccia lo “uccide”, cioè va sotto l’orizzonte nel letterale “mondo di sotto” mentre il sole tramonta nei Gemelli.  È Loki in quanto Sagittario, tuttavia, il vero arciere e la vera causa della morte di Balder.  L’arco del cielo copre metà delle costellazioni zodiacali dal Sagittario ai Gemelli in questo mito.

Quando entra in Hel, Balder diventa re dei morti e governa i campi di beatitudine dato che questa parte celeste della Via Lattea è piena del Nettare di Poesia – che induce beatitudine.  Questa parte di Hel non è la regione dei dannati dove regna Leikin, lo spirito di malattia e figlia di Loki (che potrebbe essere identificata con le costellazioni malvagie nella parte meridionale della Via Lattea dal Sagittario e dallo Scorpione). Nifelhel, o “Hel nebbiosa”, dove ella governa (secondo Rydberg) dovrebbe essere la regione più fredda del mondo di sotto in cui criminali e coloro che rompono i giuramenti vengono mandati nell’aldilà per essere puniti. Le stelle della via lattea sono la “nebbia”. 

Alcuni hanno ipotizzato che Nidhogg, il drago o serpente, che vive lì sia Scorpione. Odino in Vafþrúðnismál dice “A nove mondi sono venuto io, a Niflhel sotto, La casa dove abitano i morti” e nei sogni di Baldr, Odino sella Sleipnir e “lo cavalca fino a Niflhel profondo” – riferendosi sempre a Niflhel come giù, presumibilmente sotto la terra o sotto l’orizzonte.

Si dice che Balder ritorni nel mondo superiore (sopra l’orizzonte) dopo il Ragnarok (che potrebbe essere la rappresentazione di un’eclissi lunare totale con la sua luna rossa “sanguinosa”) quando Lif e Lifthrasir (come Bil & Hjuki sulla luna) riemergeranno dallo spazio protetto nel boschetto di Mimir (la luna) dopo il crepuscolo degli dèi.

IL “WOTAN” DI JUNG E IL RISVEGLIO

di Stephen McNallen

UN RAPIDO RIASSUNTO DELLE TEORIE DI JUNG

·  Gli Dèi come potenti forze psichiche nell’inconscio collettivo di un gruppo etnico/razziale/nazionale

·  Archetipi – immagini nell’inconscio collettivo… tra loro vi è Wotan

·  Usò la forza psichica/Dio Wotan per spiegare il risveglio del popolo tedesco nel corso della prima metà del XX secolo.

·  Differenza tra un Dio e un archetipo


UN’INTRODUZIONE A “WOTAN”

Il saggio seminale di Carl Gustav Jung, “Wotan”, descrive l’ascesa del Nazionalsocialismo, più comunemente chiamato Nazismo. Per il grande psicologo, questo movimento era un’espressione dell’antica divinità Wotan, che gli Scandinavi solevano chiamare Odino. A differenza di quelli di noi che seguono l’Asatrú, tuttavia, Jung vedeva gli antichi Dèi non come realtà autocoscienti e autonome, ma semplicemente come potenti forze psichiche nascoste nell’inconscio collettivo di uno specifico gruppo.

Sebbene il modo di Jung di guardare agli Dèi non sia il nostro, la sua analisi ha molto da dirci sul modo in cui i Poteri Sacri operano nel mondo – e su come possiamo cambiare il mondo portando la forza degli Dèi su Midgard. In breve, il saggio “Wotan” ci dice di come un Popolo possa essere risvegliato, portato in azione e reso potente. Egli ci mostra anche le insidie che dobbiamo evitare se vogliamo che la nostra impresa non si concluda in un disastro.

Dobbiamo perseguire il tema del “risveglio del Popolo attraverso il rituale”.

Vorrei soffermarmi brevemente su tre modi di esaminare questa tesi: come storia, come manuale d’azione e come monito.

“WOTAN” COME STORIA

L’ascesa del Nazismo ha colto di sorpresa il mondo. Se, tuttavia, qualcuno avesse guardato gli eventi all’inizio del secolo, avrebbe potuto prevedere la tempesta in arrivo. Le prime agitazioni sorsero dalle delusioni che accompagnarono l’unificazione tedesca nel 1871, e continuarono nei decenni successivi, alimentati dallo stress dell’urbanizzazione e dell’industrializzazione. Il movimento risultante incorporava nazionalismo, ideali da ritorno alla terra, occultismo e religione come fili comuni. Includeva il pensiero runico e le indagini storiche uniche di Guido von List, l’Ordine semi-cristiano e antisemita dei Nuovi Templari, e mistici di molte risme. Gran parte di questo materiale è stato, a mio parere, veramente ispirato e nato dal nostro inconscio collettivo o Anima di Popolo. Gran parte di esso, tuttavia, era una sciocchezza. Molte delle idee fondamentali di questo movimento, nel bene e nel male, furono incorporate in alcune parti del Nazionalsocialismo.

Jung osserva molte delle personalità e delle organizzazioni di questo risveglio germanico, ma soprattutto ci dà il contesto sociale e politico in cui si muovevano. Per questo motivo, il suo articolo è prezioso al fine di dare un senso a una particolare epoca storica.

“WOTAN” COME STRUMENTO DI ATTIVISMO

È come guida dell’attivismo, tuttavia, che “Wotan” ci interessa di più. Descrive il risveglio di una gente, di un Popolo, in risposta a crisi estreme. Da una nazione sconfitta e demoralizzata impantanata nella licenziosità e nel liberalismo della Repubblica di Weimar, la Germania rinasce come un paese prospero, potente e costruito non attorno al materialismo o all’edonismo, ma piuttosto attorno a un ideale. Qualunque fossero stati i suoi difetti, c’era anche un grande potenziale per il bene.

Poiché Jung attribuisce a Wotan, o più correttamente all'”archetipo di Wotan”, questa trasformazione, allora è naturale voler invocare lo stesso potere per il risveglio del nostro Popolo, oggi. Da un certo punto di vista, la rinascita tedesca è stata una reazione contro la perdita dell’ambiente rurale, la fine della cultura tradizionale, l’immigrazione e il multiculturalismo che deriva dal rapido cambiamento demografico. Conosciamo fin troppo bene questi stessi problemi un secolo dopo. Jung ci fa sperare di poter risvegliare non solo il popolo germanico, ma infine di scuotere dal sonno tutte le persone discendenti dall’Europa. Poiché il processo che descrive tratta della spiritualità e delle profondità della psiche più che dell’economia o della politica, è particolarmente adatto all’attenzione di quelli di noi che seguono il percorso religioso dei nostri antenati.

“WOTAN” COME AVVERTIMENTO

Infine, “Wotan” è un avvertimento. Il risveglio non ebbe successo. Dobbiamo evitare le insidie che hanno fatalmente condannato questo particolare tentativo. Già ora, sei decenni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, è difficile per uomini e donne razionali discutere di questo periodo senza ricorrere alla paura, alla rabbia, all’iperbole o alle risposte programmate. L’osservazione più casuale sull’argomento, tolta dal contesto e usata come prova di un pensiero politicamente scorretto, è sufficiente a uccidere una carriera.

Le ragioni del disastro del secolo scorso potrebbero essere discusse per tutto il giorno fino a notte, ma forse la più grande è questa: la rivoluzione tedesca era controllata dalla classe guerriera piuttosto che da coloro il cui dominio è essenzialmente religioso e spirituale. Nei termini dell’India ariana, gli Kshatriya, piuttosto che i Bramini, erano al comando. Nel contesto Asatrú, sarebbe come mettere da parte Odino e mettere Thor al comando. Con tutto il rispetto per il Portatore del Martello, questo non è il suo ruolo. La Forza deve essere diretta dalla Saggezza.

Il risultato era prevedibile. Il mondo vide la furia dei Teutoni sotto l’influenza della runa Thurisaz – un risveglio della volontà di agire e l’esercizio della forza marziale – ma non la saggezza, il risveglio spirituale o l’evoluzione a un livello superiore rappresentato da Ansuz.

Jung la mise in modo leggermente diverso, ma l’effetto è lo stesso: notò nell’ultimo paragrafo del suo saggio che, nel 1945, il mondo aveva visto solo il lato furioso, conflittuale e berserker di Wotan – e notò che questa non era l’intera storia, poiché la prossima volta la saggezza estatica del Dio sarebbe stato l’elemento da conoscere.

Una seconda ragione della catastrofe risiede nei difetti all’interno e tra le organizzazioni che lo fanno. Pur essendovi  molte verità autentiche negli insegnamenti di quel tempo, c’era anche molto che era fantastico e assurdo. Geni e folli stettero l’uno accanto all’altro per tutta la rinascita germanica – e a volte, sia genio che follia potevano essere trovati all’interno della stessa personalità.

Questa tendenza fu infine rispecchiata nel governo nazionalsocialista. Quando si tratta di antichità germaniche, l’accademia era spesso abbandonata in favore di strane visioni. Per esempio, Karl Marie Wiligut divenne il consigliere runico di Heinrich Himmler, capo delle SS. Wiligut sosteneva che era l’ultimo di un lignaggio segreto di sacerdoti che si estendeva a migliaia di anni fa. Secondo Wiligut, la Bibbia descrive gli eventi accaduti in Europa, e la vera religione dei Tedeschi era quella di un Dio chiamato Krist, il cui culto era osteggiato dai malvagi Wotanisti! Mentre a Wiligut fu dato un alto incarico nelle SS, maestri runici molto più modesti, non meno devoti al Popolo, furono imprigionati nei campi di concentramento.

I contributi di Wiligut non furono l’unica manifestazione del Cristianesimo in quello che si supponeva fosse un movimento germanico. L’Ordine dei Nuovi Templari sotto Lanz von Lebenfels predicava una dottrina chiamata “Ario-Cristianesimo” e fondò una serie di monasteri in tutta la Germania. Altri scrittori all’interno e all’esterno della Germania promossero l’idea che Gesù fosse un Ariano. Questa ambivalenza verso il Cristianesimo alla fine trovò la sua strada nel nuovo regime.

In breve, la presenza all’interno del movimento di elementi fantastici e varie forme di Cristianesimo si è infine riflessa nel Terzo Reich. Questo effettivamente uccise i semi piantati da uomini come von List, i maestri runici Kummer e Marby, e molti altri. O forse sarebbe più preciso dire che i semi sono germogliati, ma in forma mutata. E come ogni biologo potrà dirvi, la maggior parte delle mutazioni opera contro la sopravvivenza dell’organismo.

QUANDO SI RISVEGLIA L’ARCHETIPO?

Jung credeva che certe condizioni dovessero prevalere prima che archetipi come “Wotan” emergessero come fattori nella direzione della società. Ecco alcune delle cose specifiche che ebbe da dire:

“Viviamo in tempi di grande disgregazione: le passioni politiche infiammano, gli sconvolgimenti interni hanno portato le nazioni sull’orlo del caos e le fondamenta stesse della nostra Weltanschauung sono in frantumi.” Altrove scrisse che Wotan “apparve di nuovo quando il Dio cristiano si dimostrò troppo debole per salvare la Cristianità dal massacro fratricida” durante la Prima Guerra Mondiale. Più tardi nel suo manoscritto commentò che l’archetipo si fa conoscere quando c’è una “nuova situazione in cui è necessario un nuovo orientamento e adattamento. Se questa domanda non è chiaramente compresa e non viene data una risposta adeguata, l’archetipo, che esprime questa situazione, si fa avanti.”

In altre parole, l’archetipo si mostra quando un popolo si trova di fronte a una terribile crisi, quando regna il tumulto, e nessuna delle vecchie risposte funziona. L’eruzione di un archetipo può essere paragonata a un terremoto. La pressione si accumula lungo una linea di faglia per un lungo periodo di tempo e la tensione viene rilasciata in un evento cataclismico che spesso lascia il paesaggio mutato. Certamente questo tipo di stress sociale era vero per il periodo della rinascita germanica – lo stress della modernizzazione, dell’urbanizzazione e della perdita di identità etnica fu seguito dalla Prima Guerra Mondiale. Dopo la guerra arrivò il collasso della cultura tradizionale tedesca, la Rivoluzione in Russia e la formazione di governi socialisti in alcune parti della Germania stessa, e l’iperinflazione. Tutto ciò fu solo il preludio al più grande disastro di tutti, la Seconda Guerra Mondiale.

Per molti versi, noi ci troviamo di fronte a problemi comparabili. Lascio a voi leggere i vostri giornali del mattino e fare i parallelismi necessari.

Oltre alla crisi sociale, c’è un altro requisito che l’archetipo manifesta: ci deve essere un movimento di massa. Come dice Jung, “Gli eventi politici si spostano da un vicolo cieco all’altro, come un torrente catturato in calanchi, insenature e paludi. Tutto il controllo umano termina quando l’individuo viene catturato in un movimento di massa. Quindi, gli archetipi iniziano a operare, come accade, anche nella vita degli individui quando si trovano di fronte a situazioni che non possono essere affrontate in nessuno dei modi familiari.” In altre parole, un gran numero di persone deve essere coinvolto. L’effetto sinergico di molte persone che pensano in un certo modo e fanno certe cose crea una cascata di rinforzo reciproco che innesca l’aspetto dell’archetipo.

“WOTAN”: STRUMENTO PER I NOSTRI TEMPI

Noi che cerchiamo la rinascita della nostra fede e la rinascita del nostro popolo dobbiamo a noi stessi – ai nostri antenati e ai nostri discendenti – l’esplorare ogni possibilità. Le teorie di Jung sulla natura dell’inconscio collettivo, e in particolare le sue intuizioni sul funzionamento di Wotan, hanno molto da insegnarci. Anche se non dobbiamo accettare la sua opinione secondo cui gli Dèi non sarebbero altro che forze psichiche, la sua descrizione del risveglio germanico nel XX secolo può aiutarci mentre continuiamo la nostra missione di “risvegliare il popolo” attraverso rituali e altri mezzi.

CONCLUSIONE

Questa è la nostra missione… bilanciare ciò che era squilibrato, completare ciò che era incompleto e manifestare la spiritualità estatica, la gioiosa saggezza, di Odino nel mondo – per risvegliare il nostro Popolo, responsabilizzare il nostro Popolo e garantire che il nostro Popolo prosperi per sempre!

Nota: Da una presentazione di Stephen McNallen conferita vicino a Nevada City, California nel 2008 circa.

LA RUOTA DEL SOLE

di Else Christensen

La Ruota Solare è un simbolo considerato sacro (che include anche il significato dell’integrità o del tutto, che porta fortuna e salute), usato in epoca precristiana dai nostri antenati. Le sue quattro braccia ad angolo retto, diritte o oblique, danno l’aspetto del movimento, come di una ruota modellata a forma di sole.

In Europa sono stati fatti ritrovamenti della Ruota Solare risalenti già all’inizio dell’Età della Pietra. Nelle patrie delle tribù germaniche, tra le quali era particolarmente popolare, può essere fatta risalire all’Età del Bronzo, e sembra essere stata associata al simbolo del fuoco; in quest’area, potrebbe essere stata in un primo momento una stilizzazione del martello che rappresentava il tuono ed era accompagnata dal fuoco dal cielo. Poiché Thor era il produttore di tuoni e fulmini e il dio che dava sia il sole che la pioggia agli uomini, la Ruota Solare e il martello erano collegati a lui. Dal I secolo a.C. fino all’imposizione del Cristianesimo nel Nord, la Ruota solare fu spesso usata come ornamento, sia per essere indossata che per decorare armi o vasi.

Mentre altri simboli sacri gradualmente svanivano nell’insignificanza, la Ruota Solare mantenne il significato e importanza avuti durente le età migratorie della preistoria. La prova dell’esistenza della Ruota Solare sanscrita in Asia risale al terzo millennio prima della nostra cronologia. La Ruota Solare è stata trovata in India, Indonesia, Polinesia e Nord America. Era tuttavia sconosciuta alle razze semitiche e agli Aborigeni australiani.

Il modo in cui questo simbolo si è fatto strada verso le varie terre in cui è stato trovato, è una questione tanto contesa quanto l’origine delle razze. Senza dubbio il suo significato variava in qualche modo da ovest a est. E questo, possiamo supporre, deve essere stato il corso del suo viaggio, se consideriamo il fatto che non c’è razza sulla terra che sia stata così pervasa dal desiderio di attraversare le terre e gli oceani o il globo come lo erano i Vichinghi e i loro antenati.

Per i nostri antenati, la Ruota Solare era un simbolo delle fasi mutevoli del sole sia di giorno che di notte, e nelle quattro stagioni delle terre settentrionali.

Il cerchio indica il movimento eterno della vita, e le quattro braccia all’interno di questo cerchio la ricorrenza continua delle stagioni nella vita della Natura come nella vita degli uomini. E poiché il cambiamento delle stagioni avveniva con l’apparire e lo scomparire della luce, così la Ruota Solare divenne anche il simbolo dell’eterna lotta tra Luce e Oscurità, di una religione di Luce, modellata dal genio dell’Uomo Occidentale, in conflitto con quella delle tenebre, che cerca di realizzare la fine eterna dell’umanità superiore.

Due dei manufatti più significativi a livello simbolico, lasciati dall’Età del Bronzo del Nord Europa, sono il carro a ruote o carro del sole, che viaggia attraverso il cielo, e la nave del sole, indicando la convinzione che ogni notte, quando il sole scompariva sotto il mare occidentale, viaggiasse di nuovo durante la notte per sorgere la mattina successiva, caldo e luminoso, a Oriente.

Da nessuna parte oltre che al Nord la Ruota Solare avrebbe assunto questo significato, perché lì il sole era la fonte stessa della vita. Quando il sole è distante, o ‘dis’, allora anche la Natura è morta; quando ritornava, ritornava anche la vita. I cuori e le anime degli uomini, essendo intimamente intrecciati al mutare delle stagioni, rispondevano al loro andare e venire con profondi sentimenti religiosi, incorporando tali sentimenti nelle loro mitologie e nelle feste annuali. Fino ad oggi nulla, né il Cristianesimo, né la nostra cosiddetta “civiltà” moderna, ha sradicato l’antico significato di queste feste dal nostro cuore e dalle nostre anime.

All’Equinozio di Primavera, per esempio, celebriamo la festa della Pasqua (in commemorazione della Dea Eostre), una festa di gioia, che celebra la vita rinata nei campi e nei prati; il coniglio e le uova significano la fertilità, auspicata con ansia dagli antichi in una vita che è stata una lotta incessante tra luce e buio, tra vita e morte. È quindi opportuno che il Movimento Odinista del presente e del futuro riprenda come simbolo la stessa Ruota Solare che ha ispirato gli Odinisti del passato nelle loro battaglie per la sopravvivenza del loro popolo, la loro religione e la loro libertà.