di Ron McVan
Le antiche leggende raccontano che gli dei crearono gli uomini della loro propria sostanza, ‘a loro immagine’, come dice la Bibbia, e che per ere i maestri divini hanno camminato sulla terra con noi, insegnando alle neonate intelligenze a comprendere ed agire secondo i modi della natura. Nel corso del tempo, mentre il genere umano perseguiva la conoscenza e acquisiva l’esperienza del bene e del male, attraverso l’esercizio del libero arbitrio, l’innocenza di quei giorni andò perduta. Nel progresso a capofitto verso altri interessi materiali, l’umanità andava alla deriva lontana dai suoi precettori divini. Da allora in poi, la nostra razza dovrà guadagnarsi la liberazione: la nostra coscienza umana dovrà imparare a conoscere la verità dall’errore e liberarsi volontariamente dai richiami della materia, al fine di prendere il suo giusto posto in mezzo agli dei.
Elsa-Brita Titchenell
Ai giorni nostri le origini del Wotanismo restano imprecise nella migliore delle ipotesi. È noto che il Wotanismo come religione è arrivato alla ribalta popolare in tutta Europa grazie alle rune che Wotan aveva creato, da qualche parte intorno al 350 a.C., ma vi è ampia evidenza nel concludere che il Wotanismo ha origine molto più addietro, al tempo di ‘Hermes Trismegistos’. Ai fasti dell’antica Atlantide la divinità patriarcale regnante era il dio Poseidone e tale rimase fino agli ultimi giorni della distruzione di quella civiltà. L’origine del Wotanismo in realtà può essere tracciata e fatta risalire ai tempi Iperborei, quando l’alto dio Mimir regnava nella prima età delle razze giganti, un tempo antichissimo che ha dato i natali alla prima cultura dell’uomo. Mimir, Bestla (la madre di Wotan), le Norne e Nat, vivevano come un gruppo di esseri affini, tutti appartenenti alle più antiche tra le razze giganti. Mimir era noto per essere il più saggio di tutti gli dei, ma poi cedette a Wotan la sua vasta conoscenza a costo dell’occhio sinistro di Wotan (la luna), che egli giurò con la sua parola di sacrificare nel pozzo di Mimir. Il regno di Mimir fu seguito dal regno del dio Tyr fino a quando Wotan salì al trono come la divinità Padre di Tutto.
È stata una teoria comune che Wotan fosse un sommo sacerdote sciamanico di Atlantide, che sopravvisse al diluvio e condivise l’avanzata tecnologia di Atlantide con l’Egitto e i primi Maya. Antiche storie maya raccontano di un uomo bianco con gli occhi azzurri ed i capelli biondi e la barba che aveva portato loro tutta la tecnologia avanzata e lo raffiguravano con quello che oggi riconosceremmo come una specie di casco da astronauta. Lo chiamavano Quetzalcoatl ed era anche identificato come Votan scritto con una ‘V’ a differenza dell’ortografia teutonica. Pedro Corzo, un pilota che ha viaggiato su e giù per la costa peruviana per quattro anni, riferiva di aver trovato ovunque nei templi statue di legno o di pietra di un dio chiamato Guatan. Il nome significa vortice, equivalente dell’antico nome germanico ‘Wotan’, l’antico dio della tempesta – che i Maya chiamavano Votan.
Su una brocca di argilla a Ratinlixul, in Guatemala, secondo gli studi di Pierre Honoré esposti nel suo libro Alla ricerca del Dio Bianco, si legge di una rappresentazione del dio della luna come re della notte e delle tenebre, con aggiunto il glifo ‘Ahau’, che significa ‘padrone e re’, e ‘Votan’, che significa ‘interno della terra’. Questo dio era venerato dai Maya, i Mixtechi, gli Zapotechi, e gli Aztechi. Egli era tenuto particolarmente in stima dai Maya perché aveva il dono dell’oracolo.
Nella mitologia Wotanista europea il Grande Albero della Vita era conosciuto come Yggdrasil. Wotan è spesso identificato con Yggdrasil dato che il nome stesso significa il cavallo di Ygg (Sleipnir e Wotan). In alcune parti d’Europa Wotan era conosciuto con il nome di Yggjung – (vecchio-giovane), l’equivalente del biblico Antico dei Giorni. Mimir era anche identificato con un albero chiamato Mimameid, l’Albero della Conoscenza, che non deve essere confuso con l’Albero della Vita. Nel corso del tempo Wotan divenne noto come il padre di tutti gli dei e tutta la sua gente si riferiva a lui come Alfadir (Padre di Tutto): “Prima della creazione del mondo era la conoscenza di Wotan, dovunque egli è venuto, là fa ritorno; Ora conosco le canzoni come nessun altro uomo, e nessuna donna principesca”.
Molti studiosi oggi sono arrivati a condividere una conclusione interessante secondo cui Wotan e il ‘Tre-Volte-Grande Ermete Trismegisto’ sono forse l’una e la stessa entità. Se si accettasse questa affermazione, allora potremmo anche concludere che Wotan fosse in realtà un mago alto sacerdote di Atlantide e avesse portato la tecnologia già consolidata di quella avanzata civiltà, o che Wotan avesse visitato la Terra da un altro pianeta molto più alto progredito simile alla Terra che, se così fosse, avrebbe molto probabilmente origine nelle Pleiadi. Hermes ha graziato l’umanità con una tecnica altamente avanzata che il mondo moderno di oggi non è ancora stato in grado di eguagliare, né addirittura di comprendere appieno. Wotan è conosciuto come il dio dell’ispirazione e dell’estasi e come portatore di conoscenza. Hermes e Wotan sono entrambi noti per aver portato all’umanità i doni della poesia, dell’oratoria e dell’apprendimento e loro stessi erano i più grandi maghi, e si troverà che le somiglianze tra Wotan e Hermes si estendono molto più in profondità, nella somiglianza di carattere.
Si dice che Wotan, in un certo momento molto remoto, migrò dalle Terre del Nord verso Est, cosa che dà l’idea che fu forse un grande capo di un’antica tribù ariana ora scoperta in alcuni degli strati più profondi degli scavi di Troia. Più tardi Wotan sarebbe stato deificato, come è stato suggerito da alcuni mitologi importanti del nostro tempo. Qualunque sia il caso, Wotan ha avuto un enorme impatto sul mondo antico, un impatto che ha ancora le sue ripercussioni nei nostri tempi moderni. La gente ancora oggi può vedere che i giorni della settimana sono stati originariamente chiamati come gli dei di Asgard e che ‘Wotansday’, oggi Mercoledì, è stato chiamato così in onore di Wotan (Mercurio-Hermes).
Si può solo immaginare il motivo per cui divinità come Poseidone, Crono, Zeus, Apollo, Cernunnos e simili siano stati praticamente dimenticati come divinità viventi e spazzati nel cestino della mitologia, e invece Wotan sia sopravvissuto alla prova del tempo nel pieno delle sue forze, vivo e vibrante, e questo potrebbe essere dovuto al risultato delle sue molte forme di rinnovamento che gli permettono di adattarsi al costante mutare dei tempi nel corso della storia. Si dice che Wotan abbia avuto dodici nomi tra gli antichi Germani, e ne abbia avuti altri 114. I dodici nomi erano Padre-Tutto, Signore degli Eserciti, Signore della Lancia, Punitore, Sapiente, Colui che avvera i Desideri, Famoso, Agitatore, Bruciatore, Distruttore, Protettore, e Incantatore. Possiamo trovare il suo nome attribuito al dio Ermes, al re troiano Priamo, al dio sassone Irmin, all’Uomo Verde, a Herne il Cacciatore, a Merlino e Barbarossa. Quando il Cristianesimo forzò la sua religione semitica straniera in tutta Europa, Wotan, per i Cristiani convertiti, sarebbe stato trasformato in San Michele, l’angelo guerriero che guidava le schiere celesti. Il Valhalla, a sua volta, è stato adattato alla interpretazione cristiana del paradiso. A volte Wotan può essere stato modificato in una certa misura, ma sarebbe rimasto un’entità e forza vitale indistruttibile, sempre vividamente presente nel nostro mondo e nella nostra psiche.
Il concetto stesso di Babbo Natale e di ciò che ora è conosciuto come Natale ha avuto inizio con Wotan. L’abbattimento dell’albero di Yule e il falò del tronco di Yule era fatto in omaggio a Wotan. I Druidi legavano mele dorate all’albero di Yule come un simbolo di fuoco, in onore di Wotan. L’albero sempreverde di Yule fu a lungo celebrato dai pagani come simbolo di vita poiché a differenza della maggior parte degli altri alberi rimane verde tutto l’anno. Wotan non era solo un dio guerriero, ma anche il portatore di sole e doni. Il dono più grande è quello di Wotan, che dota gli esseri umani della propria essenza spirituale. In cambio, doni sacrificali del raccolto dovevano essere lasciati per il suo sacro destriero a otto zampe, Sleipnir. Proprio come oggi, i doni erano lasciati in calze, stivali e zoccoli. Nelle zone cristianizzate più tardi, dove i culti pagani celtici e teutonici sono rimasti forti, le leggende del dio Wotan sono state fuse a quelle di vari santi cristiani; San Nicola era uno di questi, da cui tipico il nome ‘Klaus’. L’aspetto del Wotan pagano come Herne-Pan vestito di pelliccia è rimasto per lungo tempo, e le prime versioni di Babbo Natale utilizzavano ancora l’immagine di Wotan con corna di cervo che spuntano dalla testa. Fin dai tempi antichi, le corna sugli esseri umani erano simboli di divinità e fertilità. L’immagine finale di Babbo Natale come lo conosciamo oggi, con il suo vestito di velluto rosso rifilato di pelliccia bianca è stata creata dall’azienda della Coca Cola nei primi anni del 1900.
In Danimarca Wotan era definito come Groenjaette (Gigante Verde) o Uomo Verde (o Uomo Foglia), l’archetipo che tutti conosciamo come simbolo della nostra unità con la Terra. L’uomo contiene in sé la creatura universale, che ha l’intelletto come un angelo, la ragione come un uomo, il senso come un animale e la vita come una pianta. Egli ha quindi il mondo vegetale dentro di sé come principio di vita e di crescita. Wotan come Uomo Verde divenne il Dio della foresta e di ispirazione per l’anima tribale degli Ariani ancestrali del Nord, in un certo modo simile al Pan delle tribù ariane del Sud. L’Uomo Verde è conosciuto nella cultura europea come guardiano e rivelatore dei Misteri. La parola mistero deriva dal verbo greco myein che significa “chiudere” e si riferisce alla chiusura delle proprie labbra, come per restare in silenzio. In questa vita fugace che le nostre anime sperimentano sulla terra costruiamo o distruggiamo le nostre vite e consentiamo o meno la nostra sorte nella vita. Gli Dei sono lì per aiutarci, ma dobbiamo essere noi disposti a fare il lavoro.
“Nessuno dei poeti di quaggiù ha mai cantato né mai canterà in modo degno il luogo che sta oltre il cielo. La cosa sta in questo modo (bisogna infatti avere il coraggio di dire il vero, tanto più se si parla della verità): l’essere che realmente è, senza colore, senza forma e invisibile, che può essere contemplato solo dall’intelletto timoniere dell’anima e intorno al quale verte il genere della vera conoscenza, occupa questo luogo”– Platone.
L’antica religione del Nord era una fede luminosa, organica e vivace; viveva alla luce di gioia e letizia; i suoi dèi erano i ‘poteri felici’; opposti a loro erano i poteri oscuri di nebbia e buio, che non potevano sopportare il volto glorioso del Sole, il volto raggiante di Baldur (figlio di Wotan), o il lampo luminoso del fulmine di Thor. Il Wotanismo continua a sopravvivere e rivivere imperterrito dalle catene e dalle frecce della storia e delle altre religioni esistenti, perché non è una religione stagnante e continua, come Wotan stesso, ad evolversi e adattarsi e soddisfare le esigenze della psiche umana sempre in sviluppo. In sostanza la coscienza ariana è l’occhio di Wotan nel cuore dell’uomo. La tradizione teutonica è di carattere principalmente paterno, mentre quella celtica è principalmente materna. Le divinità dei Teutoni sono comandate da un Grande Padre, e i loro elfi da un re. Le divinità dei Celti sono figlie di una grande madre, e le loro fate sono governate da una regina.
Il volto di Wotan era magnifico in apparenza, indossava un elmo d’oro, piumato con grandi ali d’aquila. Nella sua mano stringeva la sua lancia fedele, Gungnir (Gylfaginning). Un giuramento sulla lancia di Wotan, Gungnir, non avrebbe mai potuto essere rotto. Sul braccio Wotan indossava un bracciale d’oro chiamato Draupnir che è l’emblema della fecondità. Ogni nona sera questo bracciale d’oro era noto gettare otto repliche di se stesso. Le tre grandi sale di Wotan erano conosciute come Gladsheim, Valaskialf e Valhalla. Il cavallo di Wotan era un destriero fatato a otto zampe, noto come Sleipnir, e poteva galoppare a velocità colossali per tutti i nove mondi. A volte a Wotan era richiesto recarsi nel mondo sotterraneo. Le otto zampe di Sleipnir simboleggiano le otto gambe dei necrofori funebri che trasportano una bara. I suoi saggi corvi conosciuti come Hugin e Munin (pensiero e memoria) siedono sulle sue spalle larghe. I suoi due fidati lupi che rimangono sempre al suo fianco sono chiamati Geri e Freki. Wotan era allo stesso tempo un dio saggio, gentile e crudele, poiché come tale egli rappresenta la natura oltre che la stessa natura umana – tutti noi possiamo essere allo stesso tempo saggi, gentili e crudeli. Come un uragano Wotan poteva volare su Sleipnir in prima linea dei suoi guerrieri che sciamavano all’infinito dai cancelli del Valhalla. Intorno a lui, come una schiera alata, volavano le Valchirie sui loro destrieri abbaglianti, guidati in una carica selvaggia dalla dea sciamanica Freyja. L’immagine stessa degli dei di Asgard riuniti per la battaglia era uno spettacolo incredibile e terribile a vedersi.
Da un mondo senza tempo
Ombre cadono sul Tempo,
Da una bellezza più grande della terra
Una scala che l’anima può salire.
Salgo sulla scala fantasma
Per un candore più antico del Tempo.
A.E.
La fantasia libera degli antichi ariani del Nord Europa ha tessuto la rete dei loro miti e leggende, e fu consacrata dalla fede. Non aveva, come la mente moderna, relegato un piccolo santuario di credenze prese in prestito, oltre il quale tutto il resto era comune e immondo. L’ Havamal (Hava Maal) era il libro sacro del Wotanismo. La parola Havamal significa Altissimo Libro di Wotan. Il libro consiste in una raccolta di massime per una vita giusta e onorevole. Come altre religioni il Wotanismo aveva la sua Trinità. I nostri antenati del Nord adoravano il dio trino Wotan, Padre Onnipotente; Frigga, sua moglie, emblema della materia universale; e Thor, il figlio, il mediatore. Ma al di sopra di tutti era il Dio supremo, l’autore di tutto ciò che esiste, l’Eterno, l’Antico, l’Essere Vivente e Terribile, il Ricercatore delle cose nascoste, il Motore Immobile, la Divinità Suprema su tutti gli universi esistenti di spazio infinito che non muta mai. Era consuetudine in passato tenere tre principali sacrifici all’anno per Wotan, in cui le persone si riunivano nei principali templi: Vetrarblot (sacrificio invernale) 14 Ottobre, Midsvetrarblot (sacrificio di mezzo inverno) il 12 gennaio e Sigrblot (sacrificio della Vittoria), il 15 aprile.
La suprema volontà di Wotan era quel tesoro di abbondanza verso il quale, in una forma o l’altra, tutti i desideri erano rivolti, e dalla sua abbondanza docce di misericordia e flussi di favore divino erano costantemente versati giù a rinfrescare la stanca razza degli uomini. Tutte queste benedizioni e misericordie, la fonte stessa presente nella lingua antica, erano espresse in una sola parola che, per quanto più o meno espressiva possa ancora essere, ha molto della pienezza del suo significato nel suo derivato di questi ultimi tempi. Questa parola era Desiderio, che originariamente significava l’ideale perfetto, la fruizione effettiva di ogni gioia e desiderio, e non, come ora, il vuoto desiderio per un oggetto. Wotan come dio del desiderio, ha ora mani, piedi, potere, vista, fatica, e arte. Nell’Edda la parola Oski esprime letteralmente la personificazione maschile dei desideri e col passare del tempo fu poi aggiunta la parola ‘ask’ (chiedere), che, come prefisso di una serie di altre, sta a significare che le due parole erano in una relazione peculiare per esprimere il Grande Datore di Ogni Bene. Aska-Maer (ancelle dei desideri), era un’altra variante del nome per descrivere le Valchirie – Coloro che scelgono la Sorte di Wotan – che raccoglievano gli eroi uccisi per lui sul campo di battaglia e delle quali il primo dio supremo Tyr sarebbe diventato comandante. Dal Poema di Hyndla questo passaggio: “Cerchiamo il favore del Padre degli eserciti! Egli accorda e dà l’oro ai suoi servi, diede a Heremod un elmo e una cotta di maglia, e a Sigmund una spada in dono. Egli dà la vittoria ai suoi figli, la ricchezza ai suoi seguaci, una buona eloquenza ai suoi figli e saggezza agli uomini, vento favorevole ai capitani e la canzone ai poeti; E un cuore da uomo a più d’un eroe”.
Nel Wotanismo, l’antica religione degli Ariani, lo sviluppo armonioso e la coesistenza di moti intellettuali e istintivi, e la volontà di continuo ri-orientamento in base alla realtà esterna, sono stati gli stimoli per una crescita senza limiti. Il Wotanismo fin dal suo inizio è stato caratterizzato da una profonda riverenza per l’ordine naturale. Da questa riverenza, accoppiata al riconoscimento delle necessità esteriori, il Wotanismo ha ricavato una notevole flessibilità e un atteggiamento non dogmatico, non evangelistico, non autoritario che gli ha consentito di evolversi dalla sua forma di religione etnica tribale a filosofia moderna che riconosce le più recenti scoperte sull’uomo e l’universo e che dà risposte ai problemi contemporanei – una testimonianza della progressiva razionalità, conoscenza e qualità dello stile di vita. Nel Wotanismo si trovano le forze spirituali, l’idea volkisch, e le dinamiche religiose necessarie per risolvere i problemi della nostra disunione perenne, e per fornire le basi sia per il nostro popolo che per la nostra sopravvivenza etnica. È ancora aperta la questione se la specie umana sopravviverà alla propria trionfale (per quanto pericolosa) conquista del pianeta. Esiste ancora la speranza che possiamo ancora apprendere la saggezza biologica dell’agire con misura e vivere in equilibrio ecologico e consapevolezza con la Natura, i nostri dèi e il Supremo Creatore. Le porte dell’infinito si spalancano per lasciare Wotan in prima linea nella nostra coscienza, portandoci la manifestazione della nostra forza interiore ed esteriore, la forza delle legioni! Wotan porta i doni meravigliosi che abbiamo imparato a conoscere come Unità, Conoscenza, Desiderio e Ragione, che sono il tesoro della nostra eredità! I nostri dèi rimangono radicati nel profondo del nostro DNA e se si ascolta attentamente li si può ancora sentire… Li si sente nel silenzio e nel frastuono ruggente delle battaglie della vita sullo scenario di Midgard… e li si sentirà quando ci attirano nel vento che vaga ovunque. Sono gli stessi dèi dei nostri antenati più lontani… gli dèi del nostro sangu… Eterni e potentissimi sono loro… e mai verranno a mancare!
“Il problema del genere umano di oggi, quindi, è esattamente l’opposto di quello degli uomini nei periodi relativamente stabili di quelle grandi mitologie sempre combacianti che oggi sono note come bugie. Allora ogni senso era nel gruppo, nelle grandi forme impersonali, nessuno nel singolo auto-espressivo; oggi nessun è senso nel gruppo – nessuno al mondo – mentre tutto è nell’individuo. Ma lì il significato è assolutamente inconscio. Non si sa verso dove ci si muove. Non si conosce ciò da cui si è spinti. Le linee di comunicazione tra l’ambito conscio e inconscio della psiche umana sono state tutte tagliate, e siamo stati divisi in due”.
Joseph Campbell