LE REALTÀ DELLA MITOLOGIA: CAPIRE IL RAGNAROK

di T.A. Odinson Walsh

 “Uno stato d’animo di distruzione e rinnovamento universale ha lasciato il segno sulla nostra epoca. Questo stato d’animo si fa sentire ovunque, a livello politico, sociale e filosofico. Viviamo in quello che i Greci chiamavano Kairos il Momento Giusto per una “metamorfosi degli dèi”, dei principi e dei simboli fondamentali… Tanto è in gioco e tanto dipende dalla costituzione psicologica dell’essere umano moderno.”

C.G. Jung, Il Problema Spirituale Dell’Uomo Moderno

Cos’è esattamente il Ragnarok? Dovremmo interpretarlo letteralmente? Allegoricamente? Se lo accettiamo come profezia letterale che indica l’inevitabile collasso della “vita come la conosciamo”, in che modo dovremmo prepararci per esso …? O meglio: POSSIAMO? Queste sono domande che a un certo punto si pone ogni Odinista, e non sono solo domande valide, ma imperative per comprendere la nostra relazione, e i nostri obblighi, con il nostro mondo. Raggiungere questa comprensione (e quindi la “costituzione psicologica” di cui parla il Dr. Jung) dovrebbe, in effetti, essere il principale obiettivo spirituale di ogni Odinista, ognuno dei quali DEVE capire che senza distruzione non ci può essere rinnovamento.

“E la vita stessa mi ha rivelato questo segreto ‘Ecco’, ha detto, io sono ciò che deve superare sé stesso ancora e ancora.”

Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra

L’ironia nelle parole di Nietzsche è che non è un “segreto”, per coloro che prestano attenzione alle vite che conducono, che la vita è un ciclo continuo di tentativi ed errori, una circostanza costante che richiede un superamento (cioè una distruzione) di sé stessa, ancora e ancora e ancora. Chiunque abbia bisogno di “prove” di questa Verità Assoluta non ha bisogno di guardare oltre i milioni di esempi che li circondano di individui che, rifiutandosi di distruggere parti di sé stessi che impediscono il loro progresso personale, soffrono e ristagnano inutilmente. Dall’alcolizzato la cui negazione impedisce la sua sobrietà, al professore di ruolo la cui arroganza intellettuale inibisce la sua capacità di offrire ai suoi studenti un ambito più ampio di possibilità scolastica, il catalizzatore e la catastrofe sono gli stessi: un fallimento (o rifiuto) di affrontare le sfumature necessarie (e, a volte, i fastidi) del cambiamento si traduce SEMPRE nell’incapacità di superare gli ostacoli nel Sentiero del Potenziale. Definendo il Nostro Sentiero (come Odinisti) come facciamo, come uno del DIVENIRE, l’OBIETTIVO DEL SUPERAMENTO è fondamentale.

Correlare la comprensione di cui sopra della Responsabilità Odinica individuale con la Comprensione Collettiva della Mitologia Odinica è una semplice questione di estrapolazione, cioè di comprensione del fatto che l’imperativo dell’Individuo è la Direttiva (e l’OBIETTIVO) del Tutto. Come Odinisti accettiamo quale Verità fondamentale il fatto che dobbiamo la nostra capacità individuale alla stabilità collettiva, alla coesione culturale e alla purezza etnica che essa promuove avendoci impregnato della piattaforma genetica da cui lanciare il nostro potenziale personale. Da QUESTO apprendiamo che la storia del Ragnarok è una storia di Destino e Dovere, e impariamo che, per quanto allegoricamente la storia possa essere raccontata, NIENTE potrebbe essere più LETTERALE delle Verità che rivela. Nessun osservatore onesto negherebbe che viviamo in un’epoca disperatamente bisognosa di Rinnovamento, un’epoca in cui tutte le cose politiche, sociali e filosofiche sono state contaminate dai capricci della malvagità che solo Loki stesso avrebbe potuto costruire.

Sappi Frigga, cosa dico di più
delle mie opere malvagie
Il mio piano ho ordito così che mai più
Facia ritorno Balder alle Sale.
Lokasenna, St. 28

Siate davvero consapevoli, e molte sono le vere e proprie difficoltà che ci affliggono, eppure, nonostante tutta la comprensione e l’accordo quando si tratta dei fatti che circondano la necessità del Rinnovamento, i fatti che innegabilmente spiegano l’estinzione della Luce di Balder, ci troviamo ancora in mezzo a una massa che negherebbe il Dovere che il Destino richiede:

Avanza Vidar, figlio di Odino
Impavido combattente a uccidere Fenrir;
Al cuore taglia il figlio di Hvethrungs
Vendicato è quindi il padre di Vithar.
Lokasenna, St. 53

Proprio come un Individuo non può vivere in uno stato di negazione riguardo agli ostacoli al suo potenziale, collettivamente non possiamo negare i Doveri imperativi per la Restaurazione della nostra salvezza più vera: l’integrità spirituale e culturale. In ognuno di noi deve risiedere lo Spirito di Vidar, la capacità di invocare una “metamorfosi degli dèi” (cioè, permettere ai nostri Dèi e Dèe Ancestrali di vivere ancora una volta attraverso di noi), e la volontà di capire, senza paura, senza mancanze, che il Kairos – Il Momento Giusto – è SU di noi, e che così tanto è in gioco. A coloro che potrebbero resistere al loro Dovere Indigeno temendo che la complicità possa contribuire a cataclismi da cui potremmo non riprenderci, offro la Saggezza delle “Rune insascoltate di Fimbultyr”:

Poi nell’erba le Figure d’Oro
I Famosi, si ritroveranno di nuovo
Quelle che avevano posseduto nei tempi antichi
Su acri non seminati le spighe cresceranno
Ogni male diminuirà, e Balder verrà allora
Sia lui che Hoder dimoreranno alla Sala di Hropt
Santuario degli Dèi della Guerra: ne volete sapere di più?
Voluspa, Stanze 60 & 61

Vedete, Bella Gente, la nostra non è una Fede PIEGATA alla distruzione, ma piuttosto un INTENTO alla Ricostruzione (Rinnovamento), un esercizio impossibile in assenza della capacità di interpretare i “simboli” e un compito incomprensibile per coloro che non hanno la determinazione ad abbracciare i “princìpi” che ci permettono di sapere che senza Ragnarok non vedremo mai più le “Figure d’Oro nell’erba”.

“Sta tornando, finalmente sta tornando a casa da me – il Mio Sé e quelle parti di esso che sono state a lungo lontano e sparse tra tutte le cose e gli incidenti.”

Nietzsche, Così parlò Zarathustra

Come per ogni tradizione spirituale indigena – e la nostra deve sicuramente essere annoverata tra le più grandi, essendo sopravvissuta ai millenni nonostante l’oppressione, la soppressione e il disprezzo – l’Odinismo è una fede che richiede ai suoi credenti una sincera convinzione che i nostri Dèi, quando onorati e chiamati, riveleranno le verità necessarie per comprendere il nostro dovere e il nostro destino. Avendo trascorso così tanto tempo “lontano e sparsi”, la disconnessione, e quindi la mancanza di comprensione riguardo al nostro Dovere e Al Nostro Destino, è stata profonda. Tuttavia, il Risveglio è ORA, la “metamorfosi” avviene nella Restaurazione dei nostri Riti, l’Adesione al nostro Ethos, e le nostre “costituzioni psicologiche” ci portano a Casa, nella Sala di nostro Padre Odino, nelle Braccia di nostra Madre Frigga, e quindi alla Più Bella Verità che ogni Odinista possa mai conoscere: che il Ragnarok non è la nostra FINE, ma il Nuovo Inizio che gli Æsir hanno sempre promesso a tutti coloro che ricordano i Loro Nomi. Letteralmente? Scommetteteci, miei fratelli e sorelle!

Torna a Casa, mio Popolo, torna a casa e osserva
Le Lancette dell’Orologio di Odino
Torna a Casa, compi il tuo Destino
Invoca ora il Ragnarok!

LA NOSTRA FEDE

di Alex Christensen

Dallo stretto contatto con le vie della Natura in terra, mare e aria, i nostri antenati formarono una vera e propria base filosofica per tutto lo sviluppo umano. La Fede Odinista insegna un tema semplice ma bello, tratto da questa comunione con la Natura.

Vedevano il sole e le stelle, osservavano la grandezza della notte e del giorno, vedevano la semina e la mietitura, e si interrogavano su queste cose. Pensavano alla natura dell’Uomo e di tutte le cose. Credevano che non ci fosse separazione dell’Uomo dal resto dell’universo senza tempo, e che l’Uomo fosse una parte essenziale dell’universo. Credevano di essere essi stessi parte dell’Eterno.

Credevano, tuttavia, che fosse al di là dei poteri dell’Uomo comprendere l’universo. La parte dell’universo che è al di là della conoscenza e del potere di un uomo non è sua preoccupazione, né ne è responsabile. Non può alterare il corso di una stella.

Credevano di essere i figli e le figlie dell’universo, di Dio, e che gli attributi di Dio, il Padre di Tutto, fossero loro, per quanto limitati e qualificati potessero essere tali attributi. L’uomo poteva percepire solo una parte dell’essere del Padre di Tutto. L’uomo aveva abbastanza saggezza per rendersi conto che la parte che conosceva non era che una piccola parte del Padre di Tutto.

Questi vari poteri erano diversi per persone diverse. Alcuni uomini avevano idee diverse del Padre di Tutto perché erano espressioni di diversi Poteri di Dio.

Questi diversi poteri di Dio furono riconosciuti dai nostri antenati e chiamati Padre-Spirito di quella particolare persona. Attraverso il Padre-Spirito, gli uomini divennero parte dell’universo e la vita sulla terra era semplicemente più soggetta al tempo rispetto alla vita dopo la morte. Dopo la morte sulla Terra, il loro spirito tornava al Padre-Spirito e viveva come entità senza tempo.

Credevano che ogni uomo avesse il suo posto nell’universo – la sua Gard[1] in Dio. L’uomo nasce in certe circostanze, con certi poteri e opportunità, con certe capacità e limitazioni, con una certa visione che gli mostrerà la sua Gard in Dio, il suo posto nell’universo.

La Gard dell’uomo in Dio è la sua strada, il suo compimento; la sua ispirazione, la sua responsabilità. Ogni uomo ha la sua Gard in cui servire ed esercitare sempre il suo Genio, avere il suo raccolto per vivere e lavorare. La Gard di un uomo è il suo privilegio – i suoi diritti e doveri sono ugualmente belli, perché lo portano in comunione con l’universo.

La vecchia fede si rallegrava alla presenza del Padre di Tutto. Si sforzava continuamente di essere in accordo con le manifestazioni di Dio, per quanto l’uomo potesse vederle. L’uomo gioiva della vita. I suoi semplici doveri erano alla sua portata e, dopo averli eseguiti, la sua eredità era assicurata.

La vecchia fede insegnava che la Gard di un Uomo in Dio era sacra. Nessun uomo può ignorare la sua Gard senza causare dolore e distruzione a sé stesso e ai suoi parenti. Nessun uomo può ignorare il suo Spirito-Padre, che si esprime negli istinti e nel corpo dell’Uomo, senza causare la caduta e la morte.

Tutti gli uomini sono figli dei poteri di Dio. Tutti gli uomini sono di origine divina. Così le funzioni dell’Uomo sono questioni di rispetto e di onore. Il lavoro è sacro e dà la vita, in quanto porta il lavoratore a stretto contatto con la Verità e le Vie di Dio.

Sebbene sia al di là del potere dell’Uomo comprendere pienamente l’Assoluto, ci sono capacità, più o meno coscienti in tutti noi, di sentire e osservare qualcosa dei poteri di Dio.

Il Padre di Tutto va oltre l’esperienza e la comprensione dell’Uomo. Egli è saggio in tutto, ha comprensione di tutto, non è limitato dal Tempo e dallo Spazio.

[1] Gard = dominio terrestre.

LA DEGENERAZIONE È IMBASTARDIMENTO

di Clifton Emahiser

Appendice: “gene-. Anche gen-. Partorire, generare; con derivati riferiti ad aspetti e risultati della procreazione e a gruppi familiari e tribali.1. Formasuffissata base *gn-yo-  Germanico *kunjam, famiglia, razza, in: a. Inglese Antico cyn(n), razza, famiglia, clan: KIN; b.*kuningaz, re (< ‘figlio di stirpe reale’), in Inglese Antico cyning, re: re. 2. Formasuffissata base *gn-ti- in: a. Germanico *kundjaz, famiglia, razza, in Inglese Antico cynd, gecynd(e), origine, natali, razza, famiglia, tipo:kind1, (KINDRED); b. Germanico *kundiz, naturale, nativo, in Inglese Antico gecynde (ge-,  prefisso collettivo; vedi kom), naturale, nativo, adatto: kind2; c. variante Germanica *kinth- in Alto Tedesco Antico kind, figlio: kindergarten, Kriss Kringle [Santa Claus]; d. Latino gens (decl. gent-),razza, clan: gens, (gentile), gentile, (signorile); gendarme. 3. Forma suffissata completa *gen-es- in: a. Latino genus (decl. gener-),razza, tipo: genere, generale, generare, (generazione), generico, generoso, genere, genìa; congenere, (congeniale), degenerato, (generare), matrimonio misto [miscegenation]; b. Greco genos e genea,razza, famiglia: genealogia, genocidio, genotipo, eterogeneo; c. Suffisso greco -genes, ‘-nato’: -gen, -geny. 4. Formasuffissata completa *gen-yo- in: a. Latin genius,divinità procreatrice, spirito tutelare innato, qualità innata: genio, geniale1; b. Latin ingenium (in-, in-), carattere innato:ingegnoso, generatore. 5. Formasuffissata completa *gen-a- in Latino indigena (indu-,variante di in-,in-), nato in (un luogo), indigeno: indigeno, (indigeno). 6. Formasuffissata completa *gen-wo- in Latino ingenuus (in-,in-), nato in (un luogo), nativo, naturale, rinato: ingenuo. 7. Formasuffissata completa *gen-men- dissimilato in Latino germen, germoglio, bocciolo, embrione, germe: germe, Germano2, (attinente), (germinale), (germinare). 8. Formasuffissata completa *gene-ti- in Greco genesis, nascita, inizio: genesi, -genesis. 9. Forma replicata *gi-gn- in: a. Latino gignere (participio passato genitus), generare: genitale, genitivo, genitore, gente1, [gingerly] con cautela; congenito, primogenitura, progenitore, (progenie); b. Greco gignesthai, essere nato: epigene. 10. Forma suffissata base *-gn-o in Latino benignus (bene, bene; vedasi deu-2), bonario, gentilmente, e malignus (male, male;vedasi mel-5), malvagio, malevolo: benigno, maligno. 11. Forma estesa *gna- in Latin praegnas (prae-, prima, pre-), pregna: incinta1. 12. Formasuffissata base *gne-sko- divenire *gna-sko- in Latino gnasci, nasci (participio passato gnatus, natus), nascere: ingenuo, nascente, natale, nazione, nativo, natura, nata, Natale; agnato, (adnate), cognato, connato, imparentato [enate], innato, neonato, piccolo [puny], (puisne), rinascita. 13. Formasuffissata base *gon-o- in Greco gonos (forma combinata -gonos), figlio, procreazione, seme: gonade, (-gonium), gono-; archeogonio, epigono. 14. Forma completa*gen- in: a. Persiano zadan, essere nato: mirza; b. Persiano zata-, nato, in azad-, libero: azedarach. 15. Forma base *gn- in Sanscrito ja- in krmi-ja-, ‘prodotto dai vermi’ (see kwrmi-). (Pok. 1. gen-373.)”

ASATRU E CULTURA

di Geza von Nemenyi

Molte persone della nostra epoca sono spiritualmente/culturalmente prive di radici. Non sanno più da dove vengono o dove stanno andando. Non sanno quale posto dovrebbero prendere nella vita e neanche perché vivono. Questa mancanza di radici porta all’incertezza e alla paura di membri di altre culture che invece non hanno ancora perso il contatto con le loro radici. Alla fine arriva l’intolleranza e l’aggressione contro tutti gli stranieri e tutti coloro che sono diversi.

Questa crisi di valori è colpa delle religioni monoteistiche, che promuovono la loro falsa dottrina come unica verità religiosa e, essendo ognuna di esse religione universale del mondo, non possono dare all’individuo alcuna sicurezza della propria cultura. Attraverso le loro pratiche missionarie le religioni universali agiscono come distruttori delle singole culture.

Tra i popoli germanici e celtici si era sempre consapevoli di appartenere ad un’antica cultura e tradizione che riconduce agli Dèi del periodo più antico. Questa tradizione dava agli individui il sostegno e la fiducia in se stessi. La tradizione era anche qualcosa che si sarebbe sviluppata con attenzione, da trasmettere alla propria prole. Per questo motivo un gran numero di antiche usanze popolari sono sopravvissute fino a oggi, anche se la maggior parte delle persone non conosce più le origini dei costumi.

Non ha senso rimuovere una religione dal contesto culturale della sua origine e considerarla isolatamente.

Nella comunità di Popolo germanica, le tradizioni culturali che sono minacciate di estinzione sono coltivate e insegnate. Apprendere le antiche tradizioni culturali e creare manufatti culturali è un’attività che porta gioia e arricchimento. Così, per esempio, cuciamo per i nostri festival abbigliamento di materiali naturali, simile a quello indossato dai pagani nel periodo pre-cristiano, cantiamo canzoni del periodo medievale, suoniamo ricostruzioni di strumenti musicali storici, antiche danze rituali, o usiamo la scrittura gotica. La persona che coltiva la propria cultura avrà la necessaria fiducia in se stessa che gli permetterà di comprendere e accettare la cultura di altri gruppi etnici. Solo in questo modo si può promuovere la tolleranza etena, e le persone saranno motivate all’azione creativa. La cultura non è stata data dal Cristianesimo ai “barbari” eteni. Al contrario, il Cristianesimo ha distrutto preziosi manufatti culturali degli Eteni. Luigi il Pio, per esempio, distrusse vagonate di manoscritti con contenuti eteni che il suo predecessore aveva accuratamente raccolto. Altri elementi culturali furono cambiati nel significato e usurpati dal Cristianesimo.

UN’ANTICA NUOVA RELIGIONE

Wotan

di Lawrence

Oggi si considera politicamente corretto o almeno politicamente accettabile lamentare la distruzione delle culture aborigene da parte degli evangelizzatori cristiani. Le culture tribali di vari etnie amerindie e africane sono state, come complemento alla loro colonizzazione, “cristianizzate”, più frequentemente con l’uso della forza. In questo processo è stato convenientemente trascurato che i “revisionisti” che hanno portato alla luce questi fatti in genere avevano un proprio obiettivo preciso. Nascosto dietro la facciata delle varie ideologie New Age, Un-Mondo, vi è un sistema di credenze politiche che per natura è universalmente anti-occidentale.

Un aspetto che non fa parte della loro agenda revisionista unilaterale è che, così come il Cristianesimo è stato usato come mezzo per pacificare molte popolazioni del Terzo Mondo con la scusa di portare la civiltà ai selvaggi, allo stesso modo è stato usato come avanguardia per l’occupazione ideologica dell’Europa. Il Cristianesimo dopo tutto è una religione mediorientale le cui radici in Europa si estendono in un tempo relativamente breve in termini storici. Proprio come le culture tribali dei “nativi” americani e africani furono distrutte e soppiantate da un sistema di credenze aliene, così anche le ricche culture indigene del Nord Europa sono state demonizzate, soppresse e quasi perdute.

Questa cultura nordico-europea, questo sistema di fede con una continuità che risale ai recessi fiochi della preistoria, si chiama Asatru. Si tratta di una corruzione linguistica di Aesir, uno dei due gruppi primari da cui prende il suo pantheon di Dei e Dee. L’altro gruppo è quello dei Vanir.

Alcuni studiosi hanno ipotizzato che questi due gruppi fossero la cultura matriarcale originale, agricoltura/raccolta di Scandinavia meridionale ed Europa occidentale (i Vanir) e la cultura di cacciatori/guerrieri del tecnologicamente più avanzato e patriarcale popolo “dell’ascia da battaglia” (gli Aesir). I due gruppi che entrarono in conflitto all’inizio dell’Età del Bronzo si fecero guerra a vicenda, prima di fare la pace. Questi eventi e processi storici sono diventati parte della mitologia del nostro popolo. Nel corso del tempo i suoi vari protagonisti hanno raggiunto la divinizzazione. Altri elementi della religione, tuttavia, vanno ancora più indietro e sembrano essersi evoluti da quelle che potrebbero essere state le credenze animiste originali dei nostri più antichi antenati.

Nonostante i molti secoli di persecuzioni, rituali sconosciuti ed eventi che oggi riteniamo comuni hanno avuto origine nella vecchia religione. Un esempio: sputare in mano prima di stringere la mano, un modo per sigillare un patto che rimanda alla pace tra Aesir e Vanir. I giorni della settimana – martedì, mercoledì, giovedì e venerdì – derivano tutti dai nomi dei vecchi Dei. La maggior parte delle festività cristiane sono in realtà di origine pagana. Pasqua (Easter) è una festa pagana per Ostara, la Dea anglosassone della primavera. Il coniglio (in realtà una lepre) e l’uovo di Pasqua sono simboli tradizionali pre-cristiani della rinascita, da sempre associati alla primavera. I divieti contro la cremazione, il mangiare carne di cavallo e l’uso di farmaci a base di erbe sono tutte reazioni cristiane a pratiche pagane millenarie.

Oggi la moderna Asatru e i suoi seguaci cercano senza vergogna di ristabilire una continuità con il nostro antico passato, il cui ricordo consideriamo prezioso sia per noi stessi che per la nostra progenie. Non siamo anti-occidentali, ma crediamo che i veri sistemi e le libertà occidentali siano le antitesi della rigidità dogmatica, antiscientifica e del cieco autoritarismo dell’ideologia cristiana egualitaria imposta. Una delle voci principali della moderna Asatru, Stephen McNallen, ha dichiarato:

L’Asatru nasce dalla nostra natura di popolo di origine europea. Non è solo ciò in cui crediamo, è ciò che siamo. Migliaia di generazioni di evoluzione condivisa in un ambiente simile hanno prodotto un unico modello fisico, mentale e spirituale, e Asatru è la sua manifestazione religiosa. Così, Asatru è intimamente connesso con gli interessi e il destino del nostro popolo. Come logica conseguenza del punto di vista folkish di cui sopra, riconosciamo la validità di altre religioni indigene e rispettiamo il diritto di altri popoli di promuovere i propri interessi. Vogliamo un mondo di vera diversità, con un mosaico di popoli e culture, ognuno dei quali elabora il proprio destino. Non siamo “anti” nessuno, ma guai a coloro che ci aggrediscono.

Inseparabilmente legate alla vecchia religione sono le rune. L’esame dei simboli e del simbolismo runici è necessariamente complesso e irto di supposizione non provata e frode. Uno “studioso” della fine del XIX secolo, Guido von List, compose le sue rune OWJl e il simbolismo runico. Un sistema runico è oggi utilizzato da vari praticanti ingenui di rituali new-age e magia sciamanica. In realtà questo sistema, presumibilmente basato sul sistema runico norreno a 16 caratteri, è in realtà derivato in gran parte dall’immaginazione attiva dello stesso autore occultista.

Sappiamo con ragionevole certezza che gli scritti runici risalgono almeno al periodo degli Etruschi. Alcuni ricercatori li tracciano più lontano, ai simboli molto più antichi degli hällristningar, i simboli dei culti preistorici dei popoli del Nord trovati sulle incisioni rupestri.

Le rune sono lettere e sono state utilizzate nella registrazione delle informazioni. Ancora oggi il runico “XXX” su un fusto di legno denota che contiene birra o bevande. Tuttavia le rune non sono solo lettere in senso contemporaneo. Ogni runa aveva un nome particolare e rappresentava il concetto indicato da quel nome. Un esempio è la runa Elhazz, spesso incorporata nell’architettura degli edifici. Elhaz è la quindicesima lettera del Futhark Antico, uno dei più antichi sistemi runici che consiste di 24 caratteri. Di solito soppianta il suono rappresentato dalla moderna lettera “Z”, ma ha un significato ben più profondo del suo uso come semplice lettera alfabetica.

Le braccia ramificate verso l’alto della runa Elhaz rappresentano e simboleggiano lo stupendo potere resistente dell’alce. Nella magia runica questo è il segno difensivo più potente di “guardia”. È interessante notare che, con l’evoluzione del sistema runico ridotto nel Futhark dell’Età Vichinga (16 caratteri), si è sviluppata una dicotomia formale. La runa con le braccia verso l’alto venne conosciuta come la runa dell’uomo e aveva un suono “M”. La runa a braccio in basso aveva il suono di una runa fortemente palatalizzata, “R” ed è stata chiamata la runa di Tasso, un simbolo di morte.

La chiesa cristiana medievale ha utilizzato la forma runica dell’uomo come variazione della croce. Essi piegarono semplicemente le braccia della croce latina verso l’alto in un angolo di 45 gradi per formare un crocifisso stilizzato noto come croce a forchetta. Papa Gregorio il Grande (590-604 d.C.) indossava una croce a forchetta sui suoi paramenti. Lo stesso tipo di crocifisso è ancora in uso comune in Westfalia e in alcune parti dell’Austria e dell’Italia.

Al contrario, i nemici della civiltà occidentale – Saraceni, satanisti e altri – piegavano le braccia della croce latina verso il basso a significare il crocifisso rotto. Questa dicotomia si è evoluta fino a tempi abbastanza moderni, quando in gran parte dell’Europa centrale le rune verso l’alto, della Vita, erano utilizzate negli avvisi di nascita dei giornali, mentre le rune verso il basso, della morte, apparivano nei necrologi e sulle lapidi. Non a caso il “simbolo della pace” degli anni ’60 si basa sulla runa della morte. Un uso appropriato di questo simbolo mostra la filosofia anti-occidentale intrinseca a questi movimenti di massa di ispirazione marxista.

La runa Elhaz ha ulteriori correlazioni con la medicina a base di erbe. L’elemento di questa runa è l’aria, il suo legno il tasso, il suo colore l’oro, la sua divinità associata Heimdall, uno degli Aesir, il cui compito è quello di guardiano degli Dei. Tutto questo e molto altro da una sola lettera di un alfabeto quasi dimenticato!

Stiamo parlando di un argomento molto complesso. Che si sia cristiani, pagani o atei, comunque bisogna riconoscere che l’uomo occidentale possiede una storia mai narrata, la cui ricchezza culturale e ideologica è di maggiore importanza in questi giorni in cui i governi cercano di distruggerne l’unicità culturale. Per capire dove è diretto, un popolo deve prima capire pienamente da dove è venuto.

da Instauration Marzo 1998 vol. 23 n. 6 – Editore Wilmot Robertson

NIETZSCHE, PRECURSORE ODINISTA

Nietzsche-Wotanismo

dalla Comunidad Odinista de España

Il filosofo Friedrich Nietzsche (1844-1900) fu un precursore del moderno risveglio odinista, che nel XIX secolo ruppe i legami che avevano portato la nostra Europa e la sua gente imbavagliata e dormiente; nonostante si sia focalizzato sul mito greco di Dioniso, l’essenza che scorre dentro la sua filosofia è inequivocabilmente odinista. Il filosofo che aveva come strumento il martello, si avvicinò quasi senza saperlo all’archetipo di Wotan, anch’esso basato sul mito iperboreo. Egli apre il primo libro de L’Anticristo con:

Guardiamoci in faccia: siamo Iperborei. Siamo ben consapevoli della diversità della nostra esistenza. ‘Né per terra né per mare troverai la strada che conduce agli Iperborei’,”

“Già Pindaro riconosceva questo di noi. Oltre il Nord, oltre il ghiaccio e la morte: la nostra vita, la nostra felicità… Abbiamo scoperto la felicità, conosciamo la via, abbiamo trovato l’uscita per interi millenni di labirinto. Chi altri l’ha trovata? Forse l’uomo moderno? ‘Non so che fare; sono tutto ciò che non sa che fare’, sospira l’uomo moderno… E’ di questa modernità che c’eravamo ammalati, della putrida quiete, del vile compromesso, di tutta la virtuosa sporcizia del moderno sì e no. Una simile tolleranza e langeur di cuore, che ‘perdona’ tutto perché ‘comprende’ tutto, è scirocco per noi.”

“Meglio vivere in mezzo ai ghiacci che tra le virtù moderne e gli altri venti del Sud!… Eravamo abbastanza coraggiosi, non risparmiavamo né noi stessi né gli altri: eppure per lungo tempo non abbiamo saputo in che cosa impegnare il nostro coraggio. Eravamo diventati tristi e ci chiamavano fatalisti. La nostra fatalità era la pienezza, la tensione, il ristagno delle nostre forze. Eravamo assetati di lampi e di azioni. Soprattutto ci tenevamo il più possibile lontani dalla felicità dei deboli, dalla “rassegnazione”… Ci fu una tempesta nella nostra atmosfera, la natura che noi siamo s’oscurò, perché non avevamo una via. La formula della nostra felicità: un sì, un no, una linea retta, una meta…”

Nietzsche ha avuto un profondo effetto sul pensiero occidentale moderno. La sua esaltazione del lato dionisiaco della vita (l’oscuro, l’estatico, l’orgiastico, e l’irrazionale) a scapito del Regno Apollineo della ragione e della luce, ha rivelato l’influenza di Odino nonostante la preferenza cosciente di Nietzsche per il linguaggio mitologico dell’antica Grecia.

Il cristianesimo ha consumato la separazione tra Dio e il mondo, ha svalutato le unità naturali dell’uomo e lo ha messo qui nelle mani del nulla. La distruzione Nietzschiana dei valori cristiani è anche la distruzione di una religione che aveva annientato i valori europei tradizionali. Nietzsche sostiene un ritorno alla religione etnica, che aveva posto l’autodeterminazione al centro della sua filosofia e riconosceva la tragicità dell’esistenza umana.

Scrive nel 1870:

“Tutti gli dèi devono morire, è il concetto originale tedesco che permea la scienza con tutta la sua forza fino ad ora. La morte di Sígurd, discendente di Odino, non poteva scongiurare la morte di Balder, figlio di Odino: alla morte di Balder segue la morte di Odino e di tutti gli altri dèi” (Kritische Studienausgabe 7; settembre 1870– gennaio 1971, 5[57], 107).

“Dobbiamo dimostrare che c’è una manifestazione del mondo molto più profonda che nelle nostre lacerate circostanze, con una religione inoculata. Una delle due: o moriremo a causa di questa religione, o questa religione muore a causa nostra. Credo nel concetto germanico originale: tutti gli dèi devono morire” (Kritische Studienausgabe 7, 5[115], 124/125).

Al fine di recuperare la santità del cosmo e del mondo per l’uomo, parlando in termini metaforici, Nietzsche dovette attaccare e distruggere i concetti morali giudeo-cristiani, dato che svalutavano il mondo ed erano contrari agli istinti naturali dell’uomo.

Come vedeva il mondo Nietzsche?

“Questo mondo è sacro, eterno, incommensurabile: l’insieme e l’unità stessa: illimitato e tuttavia simile al limitato; affidabile in tutte le cose e ancora simile all’incerto; racchiude tutto in sé, ciò che spunta verso l’esterno e ciò che è nascosto verso l’interno; È, allo stesso tempo, un’opera della natura delle cose e la natura delle cose stesse” (Plinio, Naturalis historia, II, 1).

Una caratteristica fondamentale della filosofia di Nietzsche è la sua idea profetica di un nuovo e più evoluto tipo di essere umano chiamato Superuomo. Questo è il tema del suo libro più famoso “Così parlò Zarathustra“. In quest’opera, Nietzsche scelse l’antico profeta Ariano Zarathustra (Zoroastro) come suo alter ego e portavoce di una filosofia radicale anziché basarsi sul suo patrimonio del Nord. Secondo Jung, Nietzsche non era molto esperto di letteratura germanica, ma l’influenza di Odino è inequivocabilmente lì, dietro le maschere dell’influenza greca e persiana.

Nella prima parte di Così parlò Zarathustra fa un collegamento esplicito tra l’uomo e la frenesia, che, come sappiamo, è il significato (Wod-furor) del nome Odino/Wotan:

“Dov’è il fulmine che vi lambisca con la lingua?
Dov’è la frenesia con la quale potete esaltarvi?
Ecco, io v’insegno il superuomo:
egli è questo fulmine, egli è questa frenesia!”

La natura stridente di Nietzsche, che disse di filosofare con un martello, è più vicina a quella di Odino, il guerriero e saggio, che a quella del dio greco Dioniso. Nietzsche sembra aver eluso il nome del suo dio personale, come rivela la sua poesia “Al Dio Ignoto”:

Ancora, prima di partire
E volgere lo sguardo innanzi
Solingo le mie mani levo
Verso di Te, o mio rifugio,
A cui nell’intimo del cuore
Altari fiero consacrai
Chè in ogni tempo
La voce tua mi chiami ancora.
Segnato sopra questi altari
Risplende il motto “Al Dio ignoto”.
Suo sono, anche se finora
Nella schiera degli empi son restato:
Suo sono e i lacci sento,
Che nella lotta ancor mi atterrano
E, se fuggire
Volessi, a servirlo mi piegano.
Conoscerti voglio, o Ignoto,
Tu, che mi penetri nell’anima
E mi percorri come un nembo,
Inafferrabile congiunto!
Conoscerti voglio e servirti!

(1864, a 20 anni)

Jung riporta anche un incubo potente e scioccante che Nietzsche ebbe quando aveva quindici anni. Vagava da solo di notte in una foresta cupa quando un grido straziante da una locanda nelle vicinanze lo terrorizzò. Dopo questo, incontrò un cacciatore dall’aspetto selvaggio e strano che fischiò così forte che Nietzsche cadde incosciente. Jung interpreta questo sogno come un incontro con Wotan. Era Wotan che nel folklore germanico conduceva gli spiriti dei morti nella “Caccia Selvaggia” attraverso i boschi di notte. Nietzsche, giovane di 15 anni, aveva trovato il “Dio ignoto” sotto forma di cacciatore selvaggio, ma non lo aveva mai riconosciuto. Nonostante le sue successive descrizioni poetiche del “Dio ignoto”, la sua identità rimase oscurata dalle preoccupazioni classiciste di Nietzsche.

Al Maestrale:

Come ti amo,
vento Maestrale,
spezza nubi, scaccia mali,
vento ruggente,
noi siamo nati
da un unico grembo,
noi siamo le primizie
di un’unica sorte,
forse siamo stati
eternamente predestinati
ad essere eredi
di pesanti fardelli e di grandi battaglie.

Nella filosofia potente e poetica di Nietzsche, e anche nella sua discesa dal genio alla follia finale, possiamo riconoscere l’impronta divina di Odino. Nel ditirambo conosciuto come il lamento di Arianna [incluso in Così parlò Zarathustra, IV], Nietzsche è completamente vittima del dio cacciatore, tanto che anche l’auto-liberazione forzata di Zarathustra alla fine non cambia nulla:

Chi mi riscalda, chi mi ama ancora?
Date mani ardenti,
date bracieri per il cuore!
dà a me – te,
nemico crudelissimo,
Ecco anche lui fuggì,
il mio unico compagno,
il mio grande nemico,
il mio sconosciuto,
il mio dio carnefice!..
Tutte le lacrime mie
corrono a te
e l’ultima fiamma del mio cuore
s’accende per te.
Oh, torna indietro,
mio dio sconosciuto! dolore mio!
felicità mia ultima…